martedì 29 dicembre 2009

Aneddotica dell'irrequietezza



Rubo quest'istantanea di Gabriele Romagnoli, solo per riflettere su quanto a volte la nostra ricerca nella vita ci faccia perdere l'oggi. Dimenticando di gioire di ciò che abbiamo, non di quello che vorremmo.

Stavo in Sudafrica, lungo la costa che da Cape Town conduce a Port Elizabeth. Avevo trovato una meravigliosa striscia di spiaggia sulla quale sorgevano deliziose case con camere in affitto per la notte. Erano le 4 del pomeriggio e mi disposi a sceglierne una.

La prima che vidi era stupenda: un letto enorme, mobili design, grandi vetrate. PerÚ la villa non era direttamente sulla spiaggia, si trovava sull'altro lato della strada, per arrivare al mare bisognava attraversare, fare venti metri. Il paesaggio era oscurato dal passaggio di (rare) auto. Proseguii.

La seconda camera era in una casa piazzata tra le dune. Perfetta posizione, ma le finestre erano piccole, i mobili antichi. Proseguii.

La terza casa aveva una camera in mansarda, enorme e spettacolare, solo che io sono troppo alto, dovevo chinarmi. Proseguii.

... la quarta camera, la quinta, la decima, l'ultima prima che la costa finisse e la strada ripiegasse verso l'interno. A quel punto si era fatto buio, tutti i gatti e le ville erano neri, niente pi_ faceva differenza e la soluzione migliore di tutte, dovevo ammetterlo, era la prima. Ma era troppo tardi per tornare indietro.

Qualche volta fermati, accontentati: il meglio che puoi avere è quel che hai.

Da Navi in bottiglia di Gabriele Romagnoli

Foto A house on the beach di fotografar

lunedì 14 dicembre 2009

Un toujours dans le jamais



Lacrime di coccodrillo. Conosci te stesso, i tuoi limiti e i tuoi desideri.

Meglio prima che sia tardi. Non si può sempre rischiare, perdersi e rincorrersi. O forse sì.

Però ci sono istanti in cui bisogna cercare lo spazio bianco.

Quello in cui spesso le donne si rifugiano, si cullano e si allontanano.

Perchè a noi siamo abituate e ci ripetiamo, Carrie...carry on, ovvero resisti.

Come fanno le donne ad essere così fragili eppure così forti? Di quanti strati è composta la nostra personalità? Quale segreto nascondiamo in fondo al cuore?

Non lo conosciamo, perché se lo conoscessimo forse non ci porteremo dentro quel sottile disagio esistenziale, quell’impalpabile senso di inadeguatezza che ci rende così misteriose e vulnerabili, così sensibili, complicate e imprevedibili.

In questi momenti di riflessione, di silenzio e di bilancio è così che mi sento.

Misteriosa e vulnerabile, sensibile, complicata e imprevedibile.

E nel riguardare luoghi e visi, nel riascoltare parole, sensazioni, nel chiudere gli occhi della ragione e ascoltare la voce dell'istinto, come un sussurro riaffiorano queste righe...

“Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita è così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. E’ come se le note musicali creassero una nuova specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai.

Sì, è proprio così, un sempre nel mai.

… Perché d’ora in poi andrò alla ricerca dei sempre nei mai. La bellezza, qui, in questo mondo."

sabato 28 novembre 2009

Colonna sonora di parole in libertà

"Certi legami sfidano le distanze, il tempo e la logica. Perchè ci sono legami che sono semplicemente...destinati ad essere." - M. Grey -

domenica 15 novembre 2009

Weekend di città

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se c’è né uno, è quello che è già qui, l’inferno che abbiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce fatale a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.
Italo Calvino, Le città invisibili

Basta saper riconoscere con chi e a cosa ci si può dedicare con attenzione e apprendimento.
Grazie per un fantastico weekend di sole, voci del mare, parole, profumo di libri, persone interessanti, fotogrammi di scarpe rosse e pomodori, paesaggi di Lanzarote, brunch in cortile, arte contemporanea e film catastrofici.
Ma anche di ipotetici sogni che forse cominciano a prendere forma.

Foto di Ugo Mulas ritratto di Lucio Fontana

martedì 10 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

Pezzi di muro


Ci sono giorni in cui si scrive la Storia, in cui si spera e si crede in un nuovo mondo da scoprire.
E alcuni anniversari vanno ricordati.
Ed è anche l'occasione speciale per ricordare alla mia amica fotografa quanto sia sensibile il suo sguardo sul mondo.
Foto Pezzi di muro di fotografaindivenire

sabato 7 novembre 2009

Dalla mia finestra

Tema: cosa vedi dalla tua finestra?
Svolgimento: dalla mia finestra non vedo l’ora di scendere a giocare. Tutti ti aspettano di sotto. Scendi, scivola giù con lo scivolo che striscia con la gonna, i pantaloni. E vuoi l’applauso quando arrivi. Tutti ti offriranno, aranciate, rosolio d’amore, sakè di follia, acqua fresca, semplice come un bacio adolescente.

Sarebbe bello poter scrivere questo, però non è sempre così.
Dalla mia finestra vedo silenzio e incomprensioni. Vedo gente che si gira intorno con un’immensa paura di scoprirsi, vedo la verità che fa male. La superficialità che domina, ma solo perché è la scelta più ovvia, più semplice.
Tutti vestono di nero, i colori sono aboliti, tutto uniformato. Le chiacchiere, le parole, le idee.
E ci si guarda senza vedersi, si pongono le stesse domande banali, dove nulla si chiede e nulla si risponde.
Uomini e donne si osservano, partono dalla fine – come disse un mio amico- e non hanno più voglia di scoprire l’inizio.
Una volta era tutto diverso, era tutto più semplice. Come l’acqua fresca e il bacio adolescente.
Ora si sta in bilico, perché l’ambiguità è più comoda. Ma nessuno sa più dove sia la felicità.
Quella del singolo istante. Del momento perfetto, dell’attimo giusto. Perché di istante si tratta, ma a volte vale la pena rischiare per un solo istante. Meglio dei minuetti senza conclusione. Tira e molla, detti e non detti.
Adoro giocare, ma quando il gioco è diretto, allegro, spontaneo. Se anche quello diventa strategico mi annoia. Come molte delle parole che ascolto. Come quest’ossessione sul sesso. Questo blog si chiama sex and ct, ma intorno non esiste più quel sesso ludico e sano delle ragazze di Sex and the city.
Le appassionate del serial, le donne che tra il 1998 e il 2004 avevano tra i 30 e i 40 anni, si specchiavano in quelle ragazze intelligenti, libere, e non sempre felici: per le quali, dopo tanto girovagare, e gioire, e penare, per tutte, per Carrie, Miranda, Samantha, Charlotte, arrivava l'uomo giusto, il lieto fine.
Oggi ancora più di ieri, le ragazze del Sesso e della Città, ferme nel tempo della fiction, sono ammirevoli: perché fanno l'amore per sesso e sentimento, per passione e curiosità, ma sempre per se stesse: nessuna, mai in tutta la lunga serie di puntate, lo fa, come pare di moda adesso, in cambio di qualcosa, denaro o carriera.
Invece la realtà odierna è fatta di scambi, denaro, carriera, potere. Non c’è più quel vivere in maniera intelligente e libera.
Oggi siamo di corsa su tutto. Siamo precari su tutto.
Sempre di passaggio. Senza territorio. Non abbiamo un posto fisso - non mi riferisco solo al lavoro. E, forse, neppure lo cerchiamo. Per ora, almeno. Domani chissà.
Però domani è troppo avanti, troppo in là, troppo futuro, per una società - e una generazione - dove il futuro, più che imprevedibile, è imprevisto.
Dalla mia finestra oggi vedo colori autunnali e tocchi di grigio, però continuo a sperare che i miei occhi da bambina possano tornare a vedere giochi colorati.

Foto Finestra di I-Dave

domenica 1 novembre 2009

L'aquilone della fantasia e l'arte della poesia

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia legalo con l'intelligenza del cuore. Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie. Fa delle tue mani due bianche colombe che portino la pace ovunque e l'ordine delle cose. Ma prima di imparare a scrivere guardati nell'acqua del sentimento.
Alda Merini
Foto Kids, kites and beaches di Shasha H

giovedì 29 ottobre 2009

Sguardi opposti


Perchè tutti hanno un'opinione su tutto, delle belle certezze, sanno.
Io non so niente, non ho certezze.
Dubito. Vivo

Però grazie per le parole, perchè guardarsi con i tuoi occhi è davvero diverso.

lunedì 19 ottobre 2009

Radiografia di paesi e sogni


"DOVE ti vorresti svegliare domattina?". Una piccola domanda dagli esiti incalcolabili. Sembra una cosa da niente, un'inoffensiva curiosità geografico-logistica. È per questo che tutti se la sentono di rispondere. Ma in verità quel che rivela è la topografia dell'anima e dice, sul vostro benessere, tanto più di una tac agli organi vitali. Quelli di Fifty People, One Question devono averci pensato molto prima di accordarsi su questo, tra i tanti possibili interrogativi esistenziali. Avrebbero potuto chiedere "Sei felice?" che è un sinonimo, solo più metafisico e troppo a gamba tesa. E invece hanno optato per l'alternativa indiretta, che arriva allo stesso traguardo ma senza darlo subito ad intendere. L'idea originaria è di un giovane filmaker di New Orleans, Benjamin Reece: andare in giro per la sua città, fare la stessa domanda a 50 persone e filmare il tutto. Fette di vita, semplicemente. Se Emile Zola fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe preso la telecamera avrebbe fatto lo stesso. Poi se n'è accorta Crush+Lovely, un'agenzia di creativi newyorchesi e ha replicato l'esperimento, prima a Brooklyn e poi a Londra. Il risultato è una sbalorditiva carrellata di umanità. La vecchia signora col basco rosso, la spilla della bandiera americana e un rossetto vermiglio che si è stancata di inseguire un altrove: "Nel mio letto, che c'è di meglio? Almeno so che è un posto sicuro". Un ispanico abbracciato alla compagna che ha capito che la vera rivoluzione è la normalità e non si sforza di trovare la battuta a effetto: "Esattamente accanto a lei, a casa". La coppia di lesbiche che ci scherza su e, fatalmente, arriva alla stessa conclusione. Un indomito sportivone di mezz'età che ancora ricava adrenalina dalle situazioni estreme: "Anchorage, Alaska", dove quando è estate piena fanno 6 gradi. Ai suoi antipodi una ragazza un po' elfo che stringe gli occhi e ondeggia la testa: "Su una spiaggia in Kenya. Con il caldo, il cielo blu e il mare trasparente dove posso vedere tutto".
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Quando abbiamo mostrato il video su Repubblica.it era già il pomeriggio inoltrato di venerdì. Non l'ora di punta per i siti. La gente sta per uscire dall'ufficio, programma la serata. E nel fine settimana ha di meglio da fare che dedicarsi ai giornali online. Eppure due giorni dopo erano arrivati quasi 400 commenti e ho la netta sensazione che, se l'avessimo lasciato in home page, la domanda avrebbe generato reazioni a oltranza. I lettori si sono sentiti interpellati, uno a uno, da quella ragazza non particolarmente bella e per niente ammiccante, con un foulard turchese e un sorriso appena accennato, scelta come testimonial del campione newyorchese. Ed è sorprendete constatare quanto le risposte italiane, le aspirazioni che riflettono, siano simili a quelle americane o britanniche. E quanta sofferenza, gioia e nostalgia la domandina abbia saputo innescare in loro. Ci sono, com'è normale, vari filoni. Il più struggente, forse anche il più folto, è quello sentimentale. Amori in corso, amori perduti e rimpianti. Ivi pensa a quel che succedeva prima: "Vorrei svegliarmi nel passato e trovare un tuo messaggio di buongiorno". Ghirighori sembra il Battisti di E penso a te: "Qui dove sono, a Parigi, con lei che è a Parigi ma chissà dov'è". Il tema della lontananza, come per Gianluca: "Vorrei svegliarmi accanto alla donna che amo. Significa che per domattina dovrei percorrere 8000 chilometri". L'ostracismo sociale, nell'Italia omofoba anno di grazia 2009, per Marco: "Vorrei svegliarmi veramente libero di poter amare l'uomo che amo. Vorrei vedere i miei genitori orgogliosi di me anche se amo un altro uomo". A Francesca da Dublino manca da morire una notte irripetuta, forse irripetibile: "Vorrei svegliarmi accanto a lui, come quella volta sola. Ogni giorno a partire da domani. E non importa dove". Francis guarda al futuro: "Vorrei svegliarmi a Vernazza innamorata, felice, certa di avere accanto un uomo, e non uno pseudo-uomo come il mio ultimo ex!!!!". Gli amanti impossibili, tipo Renzo: "Vorrei svegliarmi accanto alla donna che amo, e che pur desiderandolo, non può essere con me". E l'amore per i propri cari scomparsi, come nel sogno di Mimì: "Vorrei essere svegliata domani dal rumore dei passi, dalle voci di chi se ne è andato per sempre". Anche il tema del lavoro vagheggiato torna spesso, con urgenza. Scrive Stefania: "Vorrei svegliarmi nel mio letto in Italia sapendo che posso aspirare a qualcosa di più di un contratto a progetto e vedere la TV e leggere i quotidiani senza l'impressione di vivere in un mondo parallelo". Elialilli non chiede la Luna: "Vorrei svegliarmi con il concorso pubblico vinto quindi con un lavoro definitivo, il mio ragazzo accanto e la casa finita". Oppure imbroccando la scorciatoia, come spera Andrea: "Nel mio letto con una schedina da 70.000 milioni di euro azzeccata". La politica monotematica e degradata è un incentivo per pensare a vie di fuga, almeno immaginarie. Paolo vorrebbe svegliarsi "in un paese in cui non si sappia chi è papi e la sua corte ed in cui ancora si sente parlare di lavoro e di lavoratori e del futuro dei loro figli". Max spera in un cambiamento: "Vorrei svegliarmi con la voce di un radiocronista che annuncia ad un TGR le dimissioni del Premier". Pasquale chiede più serietà: "Vorrei svegliarmi in un paese normale, dove i comici raccontano le barzellette in teatro e non a Palazzo Chigi!". Mentre Gigi non disprezza affatto il nuovo corso delle escort, anzi vorrebbe svegliarsi "a casa di Berlusconi, in mezzo a un festino". Più in generale Anna vorrebbe aprire gli occhi e scoprire di trovarsi "in uno Stato profondamente e sinceramente laico che rispetta le volontà delle persone, che investe nella ricerca scientifica, che smaschera veramente i baroni delle università, che ha molte università fra le prime 100 del mondo, che accoglie i "cervelli" di altri Paesi, che è duro contro i reati a sfondo razziale, che è duro contro i reati a sfondo omofobico, che esalta l'arte e la cultura, che non basa il proprio vanto solo sulla buona tavola e la moda per pochi, che brilla per la quantità di pannelli solari installati, che è libero dalla schiavitù del petrolio e libera il Niger dalla schiavitù dei petrolieri, che rende giustizia alle famiglie dei giornalisti assassinati e delle vittime di stragi annunciate e sciagure evitabili". Ma c'è anche chi ha un orizzonte tremendamente, giocoforza più basso. Gente come Sasa, che sa già che cosa gli toccherà e che non ci sarà alcuna bella sorpresa a breve: "Dove vorrei svegliarmi? Lontano. Dove mi sveglio? Per i prossimi 6/7 mesi in un letto di ospedale... Ma me ne andrò!". O gente che punta, come Andrea, su un'incerta roulette esistenziale: "Vorrei svegliarmi e trovare me stesso. Ma quello veramente figo". I commenti sono davvero tanti, non avete che da scorrerli da soli. Non resterete delusi. Forse troverete ispirazione, tra le molte località indicate come luoghi dove è bellissimo riaprire gli occhi. Ma resta, nel complesso, l'impressione di un popolo cupo, che ha perso momentaneamente il sorriso. Invecchiato, secondo la bella cartina di tornasole che una volta propose Moravia: "Si è giovani sino a quando il numero dei sogni supera quello dei rimpianti". L'ultima parola, quindi, la lasciamo a Claudia, che dice la sua in stile Banana Yoshimoto: "Vorrei non svegliarmi, ho tanto sonno, vorrei solo dormire in pace". C'è bisogno di qualcuno che suoni una sveglia, faccia svanire gli incubi e si alzi - dovunque abbia dormito - con un sorriso aperto al nuovo giorno.

Riccardo Staglianò da Repubblica.it

Foto Just woken up di Harry 70

giovedì 8 ottobre 2009

Girasole e lava


"Uomini e donne non sono solo se stessi, sono anche la regione dove sono nati, la casa dove hanno imparato a camminare, i cibi che mangiavano, le scuole che hanno frequentato, i poeti che leggevano, il Dio in cui credevano. Tutte queste cose li hanno resi ciò che sono, cose che non puoi conoscere per sentito dire: le conosci soltanto se sei queste cose".

Somerset Maugham

Per questo mi sento sempre luce e ombra, girasole e figlia della lava.
E più mi allontano, più mi accorgo di poter andare dovunque e essere solo chi voglio, più ritrovo origini e perchè.

Foto Sunflower di cappuzzani

giovedì 1 ottobre 2009

Il sorriso del mattino

Per non perdere le buone abitudini.

Il sorriso è come una finestra aperta: se guardi fuori scorgi panorami senza limiti.
Chesterton

Foto Sorrisi di Da grande voglio fare il polistirolo

mercoledì 23 settembre 2009

Complicità

Mi sono svegliata leggendo il discorso di Obama alle Nazioni Unite, parla di futuro, di speranze, pace. Di tradurre in realtà la propria volontà e a vivere all’altezza degli ideali.
Poi ho ripensato a questa foto che avevo conservato dalla sera dell'elezione, 4 novembre 2008.
Ho sempre associato questa complicità tra loro alla mia idea di coppia.
Curiosità e speranza sono ancora intatte.
Non abbandonerò i sogni, ci credo ancora. E sono i sognatori a stupire il mondo.

"Ho sempre tentato.Ho sempre fallito.Non discutere.Prova ancora.Fallisci ancora.Fallisci meglio"
Samuel Beckett.

lunedì 21 settembre 2009

Foglie d'autunno

Sarà un bellissimo autunno, pieno di parole, scrittura e affetti.
Soprattutto di mete e nuovi propositi.

Foto Poesia d'autunno di Bacco's

domenica 13 settembre 2009

Piccole orme


Dicono che gli anniversari debbano essere festeggiati. Perché le parole servono anche a questo, a creare legami, ricordi, a costruire puzzle.
Ne abbiamo vomitate di parole. Senza sosta, con ansia, bisogno, con desiderio e pace.
Abbiamo fatto diecimila passi da quella prima conversazione.
Appoggiati a divani, davanti alla fiamma di un camino oppure sotto le stelle, tra cuscini di piume e fili d’erba. Ascoltando voci che si confondevano con pianoforti. Piano- forte, lentamente. Con menti lente che finalmente cominciavano a rilassarsi, ad abbandonare sogni sognati. Giocando con le parole, come con le corde di violini, da suonare con forza per farle vibrare, come con le corde del cuore, quando si spezzano e provi ad aggiustarle, e tu lo sai, che non sono più capaci di cantare le melodie di una volta.
Eppure hai ancora voglia di cantare al karaoke.
E c’è ancora molto da sorridere, perché c'è tanto ancora da ascoltare, da giocare. Lentamente o pianoforte. Con un bicchiere di gin tonic tra le mani o assaporando un buon vino, leggendo racconti, mentre affronto il mio pudore e ti leggo lettere ancora lì, mezze aperte, in attesa di risposte che non arriveranno. Il desiderio e la voglia di farci un aeroplano con tutte le parole non dette, per fargli definitivamente prendere il volo. Per sempre. Lontano. E pensare ad una frase letta "Le persone infelici non le guarda nessuno". Di certo non siamo noi.
Forse lo siamo stati, ma la vita è come una giostra. Su quei cavalli colorati tutti prima o poi facciamo la nostra corsa.Qualche cavallo si ferma, a volte inaspettatamente, prima degli altri.Tu ti volti a guardare chi è rimasto indietro, senza poter far nulla.Allora prosegui la tua corsa portando con te l'immagine delle persone che ami e che hai amato.L'importante, credo, sia impegnarci affinchè queste corse, nonostante a volte siano faticose, portino ad una mèta, qualsiasi essa sia per noi.
Di certo in questi mesi abbiamo lasciato piccole orme.




mercoledì 9 settembre 2009

Strade

" Alla fine la vita non e' fatta solo di labirinti pieni di giravolte, strettoie, spigoli e gomiti dove uno rimane intrappolato. Ci sono anche sentieri, strade, pianure, praterie e orizzonti illimitati da esplorare. Si tratta solo di non aver paura, di mettersi in cammino e non voltarsi mai verso il passato."


Etna di fotografaindivenire

mercoledì 2 settembre 2009

Giochi di parole


La mia tattica è guardarti
imparare come sei
volerti come sei
la mia tattica è parlarti
costruire con parole
un ponte indistruttibile
la mia tattica è rimanere nel tuo ricordo
non so come
né so con quale pretesto
ma rimanere in te
la mia tattica è essere franco
e sapere che tu sei franca
e che non ci vendiamo simulacri
affinché tra i due
non ci sia teloni
né abissi
la mia strategia è
invece
molto più semplice
e più elementare
la mia strategia è
che un giorno qualsiasi
non so con che pretesto
finalmente abbia bisogno di me.

Tattica e strategia di Mario Benedetti

Foto Poesia dorsale di Silvano Belloni

venerdì 28 agosto 2009

Con occhi diversi

Ci sono mille mondi possibili, basta solo saperli osservare e attraversare la strada di mattoni gialli per trovare l'arcobaleno.

"Finirai per trovarla la Via... se prima hai il coraggio di perderti" Tiziano Terzani

Foto The wonderful wizard of Oz di fotorita

martedì 18 agosto 2009

Ieri, oggi e domani

Diventare una persona indipendente, libera dal proprio passato, è una delle imprese più eroiche che un essere umano possa compiere.

Foto Passi tra le lettere di Marco Cuppini

giovedì 6 agosto 2009

Linee parallele

Penso spesso che camminiamo su linee parallele, che le coincidenze non esistano e che se siamo qui ora è solo perché c’è un motivo.
Dovevamo trovarci, dovevamo guadare questo infinito fiume di parole che non riusciamo a interrompere, dovevamo ridere e stare bene, ascoltare buona musica e cantare a squarciagola.
Come mi hai insegnato tu: la legge dell’attrazione.
Questo post vale come sorriso del mattino.

In questa foto i bambini saranno sicuramente a piedi scalzi.

Foto Linee parallele di sarkio

giovedì 30 luglio 2009

Irresistibile voglia di fuga

Quanto manca ancora per la fuga?

Foto As sweet as....by CameraDude bw

mercoledì 22 luglio 2009

Le imprevedibili ragioni della leggerezza

Forse è l’assenza delle nostre certezze a garantirci di vivere una vita leggera come l’aria.
Fatta di sogni, di istanti cullati, senza il peso dei desideri.
Di porti e sorrisi, di nuovi inizi e meravigliosi incipit da scrivere.
O semplicemente delle imprevedibili ragioni della leggerezza

Foto voglia di leggerezza di FataLuna

lunedì 13 luglio 2009


Nessuno conosce la strada
nessuno conosce il vento
i passi sono echi
fatti di sogni
e di bimbi
echi comuni
di vertigini e speranze

Nessuno conosce la strada
nessuno conosce il vento
e il cammino è fatto
di dolori uguali e diveri
di colori sofferti
e lacrime frizzanti
E se anche non sappiamo
ci stringiamo in un soffio
che chiamiamo amore
e ci aiuta a volare
e a capire
Enrico Escher
Questa l'avevi scritta per un'occasione importante. Tutto è cambiato, ma la conservo sempre, come monito.
Ciao a te e grazie di tutto, con affetto profondo.
Foto Dammi la mano di sarkio

domenica 12 luglio 2009

Per un amico


Dovunque tu sia andato, vorrei ricordarti così. Con le tue parole, con il tuo dono di saper scrivere, la curiosità per la vita e quel credere ancora.
Anche quando sembra non esserci più speranza.
Ciao Enrico, mi mancherai

Lo confesso: sono un coglione, come ci ha elegantemente definito ­ con il sorriso sulle labbra, per carità! - il nostro presidente del consiglio.Sono un italiano di quelli che credono nella magistratura e nella giustizia, nel rispetto delle regole, in un paese che non sia dominato dai furbi, un paese senza privilegi ma con i diritti di tutti rispettati in ugual modo. Sono un coglione: pago le tasse fino all'ultima lira, posteggio all'interno delle strisce blu, faccio la fila aspettando il mio turno, non insulto chi la pensa in modo diverso da me. Voto per il centro sinistra, sono di sinistra, ma non credo che chi vota a destra sia un pericoloso nemico, che vada rinchiuso o insultato. Credo che la politica sia confronto di idee, anche aspro, ma che rappresenti modi e ricette diverse per amministrare le città, la regione, il Paese. Per riequilibrare le disuguaglianze. Per consentire a tutti di avere opportunità uguali e uguali diritti. Sono un coglione e non me ne pento. Ho deciso, per la prima volta nella mia carriera, di prendere ufficialmente posizione. Perché credo sia giusto, in un momento come questo, contrapporre alla logica degli insulti, che ha contrassegnato la più brutta campagna elettorale che io ricordi, quella dell'assunzione di responsabilità. Credo che ai nostri figli, ai nostri studenti, ai nostri ragazzi vada insegnato il senso dell'onore e dell'orgoglio per le proprie idee, senza paure e senza ipocrisie. Figlio del dialogo, di cui non bisogna avere mai paura, della disponibilità a parlare con gli altri per affermare le proprie convinzioni ma senza demonizzare chi la pensa diversamente. Sono un coglione e non sopporto più l'arroganza di chi si ritiene superiore a tutto e a tutti, di chi infrange le regole, di chi insulta gli avversari e crede soltanto in un paese che dica sempre e soltanto sì. Con il rispetto indispensabile per le convinzioni di tutti, ho pensato che sia arrivato il momento di dire basta. Alla politica come cabaret, alle favole al posto dei fatti, alla demagogia come pratica di potere. Mi assumo personalmente la responsabilità di quanto ho scritto, confermando al tempo stesso che questo giornale è e sarà sempre aperto alle voci di tutti. Senza pregiudizi, senza censure.

Enrico Escher
Foto di L_r_

martedì 7 luglio 2009

Parla con me



Parla con me adesso
e ferma i rimpianti
perché è finita l’ora delle attese
delle distanze che troppo tempo
hanno consumato i giorni buoni.

Sto arrivando da un grande viaggio
ho sorvolato tre continenti
e non ho perso la speranza che
tu voglia ancora per una volta
parlare con me.

Abbiamo tante cose in comune
e anche se ci frequentiamo da poco
so riconoscere l’emozioni
avremo dei ricordi
rideremo entrambi
ci chiameremo per nome
e saremo limpidi come i fiumi.

Giorgio Anastasia

lunedì 29 giugno 2009

Approdi



Il porto siamo noi ma per comprenderlo dobbiamo naufragare mille volte

giovedì 18 giugno 2009

Sogni e insegnamenti

Ho imparato che i sogni hanno una loro stagione. Non si può passare tutta la vita ad inseguirli. Si possono coltivare per un po’, poi o si avverano o bisogna lasciarli andare.
Sto diventando vecchia, difficile da gestire, sempre più ironica e sagace, troppo indipendente e con idee troppo chiare in testa. Però sono sorridente e grata per la vita. Per il sole, per il tramonto, per le amicizie nate per caso e capaci di raccontarsi.
Perchè ho imparato a prendermi cura di me. Parole banali ma che sono una conquista come per Colombo la scoperta delle Americhe. Lo sono quando guardo la mia pelle ambrata dal sole, le lentiggini sul viso, il cuore che batte ma non ansima, che riesce a godere della bellezza delle piccole cose, che può ancora credere. Ma soprattutto crede in me. Vorrei piangere per questo istante, anche se so che sarà precario. Perché è la vita ad esserlo, però se l’ho raggiunto una volta, potrò farlo ancora. E finchè troverò matite colorate e sorrisi andrò avanti a testa alta.

Foto Bright colours di AlpenaMi



venerdì 29 maggio 2009

Un rimpianto incontra una bugia

Potrebbe essere l’inizio di una storia. O un verso di una poesia.
Un rimpianto incontra una bugia.
Ho l’impressione che potrei scrivere un racconto intenso. Ottimo spunto.
Perché avrebbe dentro l’idea del “potresti” insieme a quella di avere una possibilità.
Ci sarebbero sensi di colpa e quell’incredibile certezza del chiedersi “ Cosa ne farò?”.
E tra l’incipit e la conclusione ci sarebbe la scelta.
C’è sempre una scelta.
Questo l’ho imparato. Si sceglie sempre.
Anche quando ci pare di non farlo.
A volte si sceglie di abbandonare, altre di continuare, altre ancora si sceglie semplicemente se stessi.
Con i propri tempi, le digressioni, la lentezza di prendere nuovi ritmi. Battiti lenti alternati a tachicardie, silenzi a voci urlanti, libri e musica.
Può perfino accadere di scegliere la solitudine troppo rumorosa e infinitamente speciale.
E si va in giro con un sorriso stampato in viso, perché per la prima volta si è mandato il mondo all’aria, sovvertito l’ordine ed è divino farlo.
Il rimpianto può dissolversi perché la bugia era inesistente, dissolta lei, non resta altro che la verità.
In genere la verità mi piace, ha un suo potere. Ma – come ho scritto recentemente a qualcuno: “Una domanda mi frulla spesso in testa è: Fino a che punto possiamo dire la verità? Qual è il confine ultimo? Oltre quale punto è impossibile andare?”
Con noi stessi e con gli altri.
Non possiamo capire le persone alla prima occhiata, possono sembrare perfette all’esterno, ma quello che hanno dentro ci racconta tutta un’altra storia.
Il bello è scoprirla quella storia, andare in fondo e arrivare alla verità. L’incredibile gioco della vita è che forse il risultato finale darà risposte veritiere su noi stessi, più che sugli altri. Sul perché cerchiamo qualcuno, sul perché ci affascino bugie e false parole, sulle scelte e le azioni, su quello che avremmo voluto sognare e su quello che è ancora possibile ottenere.
Incontreremo rimpianti, bugie e verità. Ma se siamo fortunati anche chi siamo.

lunedì 4 maggio 2009

Il contrario di uno

Cos’è il contrario di uno? Stanotte potrei scrivere che è quello che hai cercato per tanto tempo, che hai ascoltato nel sussurro del vento, tra le fronde degli alberi, sulla vetta del vulcano, davanti ad un tramonto, tra il panorama di una città e le sue bellezze. Dietro a bicchieri di vino che davano ebbrezza, a note perfette, a concerti suonati per altri. Nelle pagine dei libri che hai amato. E’ quello che si è sgretolato, è quell’uno di due che non ha funzionato.
Invece leggo la contro copertina di un letto libro e l’ultima frase dice: “Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato.” Il titolo è "Il contrario di uno" di Erri de Luca.
Foto crossing lover di auro

venerdì 1 maggio 2009

Poesia


Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti.
Di parole. Di parole scelte sapientemente.
Di fiori detti pensieri.
Di rose dette presenze.
Di sogni che abitino gli alberi.
Di canzoni che facciano danzare le statue.
Di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti.

Ho bisogno di Poesia.
Questa magia che brucia la pesantezza delle parole,che risveglia le emozioni e dà colori nuovi".
Alda Merini

sabato 25 aprile 2009

Dentro il fiume


Affascinato, come sono sempre stato, dalla ricca certezza del passato, e confuso dall’incertezza del futuro con le sue troppe possibilità, avevo preso il presente solo come materiale di cui godere una volta che fosse diventato passato. E così, il presente m’era sempre sfuggito.
Tiziano Terzani

Forse è così, lo è sempre stato. Come il raggio di sole che cura la malinconia, come una carezza sul volto; serve ad alleviare tensioni e paure, a cercare di capire. Anche quando non c’è nulla da capire, quando i gesti sono più veloci della ragione, quando gli eventi ti travolgono e ti trovi dentro il fiume, diretta verso la foce o l’origine. Come il passo del libro di Terzani, sul mischiarsi dei tempi presente, passato e futuro dentro il fiume.
E tutto scorre, lento, placido, silenzioso e imponente. Il fiume è questo. Passato, presente e futuro in un continuo fluire. Spuma e fragore che mescolano il tempo. O, più prosaicamente, è solo un bel posto in riva al quale sedersi. E pensare, con un bel sorriso stampato nel cuore. Magari pensare alle cose che abbiamo imparato.
Foto Roma Fiume Tevere di gengish

lunedì 20 aprile 2009

Le due porte

Due porte di fronte, eppure una grande sintonia nell’apparente noncuranza.
Dove sarei dovuta entrare?
Oggi sono dovuta andare in una struttura ospedaliera, avevo due porte.
Alla destra: salute mentale.
Alla sinistra: radiologia.
Sapevo esattamente dove dovevo andare, eppure mi sono chiesta se in fondo non fossero la stessa cosa. Non erano opposti, per entrambi si guarda dentro. Si prova a capire cosa si è rotto.
Ho imboccato quella di sinistra, per sentirmi dire che dovrò stare immobile per 30 giorni. E forse uscendo avrei voluto imboccare l’altra per cercare di capire quanti giorni, mesi e anni servono per le ferite dell’anima. Per sanare se stessi.
Non ci ingessano le emozioni, il dolore, si fa finta di nulla, si va avanti. E se il lieto fine fosse andare avanti? Come recitava la battuta di un film.
Magari è questa la cura, magari è questo che cercano di insegnarti a capire quando scegli la porta di destra. Ti siedi e parli, ma se non sei del tutto matto, se ti muovi dentro il limite, attraversando la linea bianca, su quel borderline che mi ricorda studi universitari, cosa farai?
Chi ti dirà se stai facendo la cosa giusta, e poi come imparerai a capire qual è lo sbaglio che preferisci? Perché anche degli errori riesci a innamorarti e poi non li abbandoni mai con facilità, come tutto. Perché anche quando devi scegliere tra due porte, nonostante il tuo carattere decisionista, hai dei dubbi. E ti chiedi se fosse possibile vivere due vite. Faticoso ma sicuramente diverso, pieno di opzioni.

Foto two doors di Markus Moning

mercoledì 15 aprile 2009

Di stelle e sogni

La vedi quella stella lassù? Ti piace? Ecco, allora anziché rimanere a guardarla, e fantasticarci su, e parlarne parlarne parlarne, allunga le mani e prendila. E' faticoso? Lo so, grazie. Se non vuoi faticare, allora, smettila anche di sognare, ché non lo meriti. E poi, se ci pensi, sognare è proprio la cosa più faticosa di tutte...
Ché a volte le parole non servono a nulla
Starry night di Vincent Van Gogh

lunedì 30 marzo 2009

Compleanni

Cos’è la vita?
Ci sono momenti di bilanci e celebrazioni, come questo blog che ha compiuto un anno.
365 giorni dedicati a chi come me vede a occhi chiusi, a chi adora il profumo dei croissant appena sfornati, a chi impara dagli errori, a chi sa dare senza ricevere, a chi predilige il profumo del mare e il suono della risacca. Dedicato a chi ricerca la poesia, a chi si reinnamora del primo amore, a chi accende una candela e crede in un sogno, a chi si ricorda del primo bacio. A chi non dimentica l’emozione del primo giorno di scuola, del primo lavoro, della prima lettera d’amore.
Dedicato a chi sa soffrire, a chi sa amare, a chi non vive mai con i rimpianti.
A chi affronta viaggi d’andata e ritorno, a chi ascolta le voci del mondo, apre le porte alle sensazioni e agli odori, a chi ama Peter Pan e Alice nel paese delle Meraviglie.
Dedicato a chi si emoziona davanti a Miles Davis, alla voce di Mina, al tramonto, a chi ama l’acqua, la luce, la notte, la luna, i caratteri introversi e quelli estroversi.
Dedicato a tutti quegli amici che ti stanno accanto, con parole ed in silenzio.
Dedicato a tutti i libri che ti hanno cambiato la vita e te la cambieranno ancora.
Dedicato a chi insegue con cocciutaggine i sogni e non si abbandona mai alla vendetta. A chi sa rinnovarsi, guardarsi ad uno specchio, sorridere ad una ruga nuova e correre ancora. Correre incontro alla vita, perché la ama.

venerdì 20 marzo 2009

It never entered my mind

http://www.youtube.com/watch?v=vsb-lXec76w

Tutto è rallentato, pensieri, azioni, sguardi.
Guardo le mie mani, a volte le detesto, altre mi sembrano nervosi strumenti di lavoro, vorrei fossero lunghe affusolate, invece a volte le trovo infantili, mai femminili.
Non ho che crudeltà per me, sempre.
Dalla finestra il battito della pioggia si alterna a pallidi raggi di sole, la primavera che dovrebbe arrivare, l’attesa perenne di qualcosa che si compia.
Miles Davis mi fa compagnia, scioglie il ghiaccio della mia anima, attraversa i deserti e mi porta lontano. Altrove da qui, posso essere ovunque, sento il profumo del fico estivo, guardo un mare turchese dall’acqua cristallina, vedo il buio di New York e le sue mille luci, Roma e i ponti del lungotevere al tramonto, la sabbia lavica del vulcano, la savana africana, i boschi svedesi, la libertà di correre felici in motorino, le stelle cadenti fuori stagione, la bellezza della natura assoluta e perfetta, l’imperfezione di un capolavoro, la genialità di Picasso e la poesia di Chagall. La tromba mi conduce nel silenzio della complicità, dove basta guardarsi, dove le mie parole amate non servono, perché c’è altro. C’è l’attimo perfetto, quei rari momenti dove i pensieri non ti portano altrove, dove il desiderio d’essere coincide con dove sei.
C’è la magia. Quella rara che puoi incontrare solo poche volte nella vita.
O forse puoi ricrearla sempre, sta a te crederci.
Vedremo. L’unica cosa che rimane sempre: un sano “vedremo” che profuma di speranza e disillusione.


P.S. Avrei voluto caricare il video...ovviamente Blogspot ha problemi...dal link si accede alla meravigliosa musica di Miles

lunedì 2 marzo 2009

Coincidenze



A volte ci sono pensieri che ti frullano in testa e poi leggi qualcosa e vedi che qualcun'altro lo ha già tradotto in parole. Sintonie e coincidenze.

"Certe volte nella vita capita che ci sia troppo rumore. Il passato ti zavorra, e tu cammini a vuoto, come in certi incubi, o è il futuro a uncinarti il diaframma, e allora ti senti un quarto di bue appeso in macelleria. C’è qualcosa di brutto che ti sta capitando e si prende tutto di te, come una piovra malefica; o qualcosa di troppo bello, capita anche questo, che ti ubriaca. E allora voli, e noi non siamo creature adatte volare per il tempo maggiore di un salto, quando atterri rischi di farti male. Può essere stupendo –volare, voglio dire- e anche al dolore va riservata la giusta attenzione, più cerchi di sfuggirgli e più ne esige, tenendo i conti aperti finché non sono saldati. Ma non si può dargli tutto, né al bene né al male, né al passato né al futuro. Si deve contrattare, per non perdere il proprio baricentro, il “centro di gravità permanente” della canzone di Battiato. Io lo penso come un luogo aperto, luminoso e accogliente. Non il nucleo duro e roccioso dell’io, ma anzi, il posto dove l’io può fiduciosamente disfarsi, mettersi in libertà, fare passare di lì tutto e tutti, mille spiritelli iridescenti, perché non deve più difendersi da nulla.Per ritrovarlo io mi chiudo nel mio “camerino interiore”, mi viene da chiamarlo così, molto comodo perché te lo puoi portare dappertutto, come una di quelle tendine monoposto, non pesa niente ed è sempre pronto per accoglierti. E’ la tua casa, nessuno te la porterà mai via, e puoi tornarci ogni volta che vuoi. Ognuno può entrarci a modo suo –una preghiera, una piccola formula rituale, ma quando hai fatto un po’ di pratica non serve più nessun artificio, quello che conta è respirare bene, cominciando dall’espirare, - e ad un certo punto eccoti lì, accomodata sul fondo brillante del tuo essere, e circondata dagli ospiti più astrusi...."
Marina Terragni
C'è poco che cambierei. Per esempio il mio nome per quel luogo è: soffitta.
Dove rifugiarsi per leggere, per guardare il mondo dall'alto. I miei ospiti potrebbero essere uno scrittore con cui conversare amabilmente, un giornalista saggio e arguto come Tiziano Terzani.
Mi ritroverei nella sala del tempio di Dendur al MET, con Central Park alla mia destra, oppure a guardare il mare in tempesta da una torre di Positano o sul lungomare di Ortigia.
Magari stando su un prato a sognare.

Solo le note luminose dell’essere, infine. Un po’ di pace, finalmente.


Foto Magari stando su un prato a sognare di mr fumino


giovedì 19 febbraio 2009

Città, destino e musica

La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare.
So che è successo già….
NY e l’amore. Per la vita, l’energia, per i nuovi inizi, per l’amicizia, per se stessi, per gli incontri e le sfide, per tutto quello che è accaduto e dovrà ancora accadere.
Per sentirsi felici.

Foto rainy friday morning in NY di cappuzzani

sabato 14 febbraio 2009

File e archivi

Non si smette mai d’imparare, di prendere lezioni dalla vita, di stupirsi.
Si può reagire in vari modi: ho deciso d’essere ottimista.
Mi sono stancata di visi oscuri, di pesantezza del vivere, della sofferenza che bussa alla porta come un vicina noiosa. Mi riprendo quel sorriso beffardo che mi accompagna da tanto. Compreso di smorfie e lentiggini dispettose.
Archivio file e passo avanti! Me lo ha insegnato qualcuno, recentemente, come l’uso spropositato di punti esclamativi. Un modo per sottolineare e in fondo sorridere ancora, un modo per dire: E allora!
Siamo ancora qui. Il mondo è “Meraviglioso. Ti sembra niente il sole, la vita, l’amore?”
Ancora musica, da sottofondo, da accompagnamento ai momenti della vita, immaginando la propria esistenza come un film, creando una colonna sonora.
Che racconti chi sei, che descriva quello che stai vivendo.
E per uno strano effetto di coincidenze, in televisione c’è la sequenza di baci da Nuovo Cinema Paradiso. La colonna sonora di questo post è proprio la stessa, autore Ennio Morricone.

Foto di lovelydesign

domenica 25 gennaio 2009

Non è romantico?


Alle volte i concetti cambiano, come le persone.
Si parla tanto di passione, di desiderio, di amore, eppure sembra che nessuno sappia più maneggiare le cose dell’amore.
Uomini e donne.
Per prima cosa manca l’abbandono. Ne leggevo proprio recentemente. Due articoli mi hanno colpito e due racconti di vita reale hanno rafforzato le tesi.
In un mondo dove tutto è precario, dove la crisi la respiri insieme allo smog o all’aria del mare, dove le preoccupazioni paralizzano i pensieri, è il terreno dei rapporti umani che dovrebbe giocare la partita definitiva.
Uno degli articoli diceva: “ Perderemo tutti, se non sapremo recuperare l’alfabeto del cuore.
Anoressia relazionale, analfabetismo sentimentale, consumismo sessuale, tante definizioni per descrivere semplicemente la scomparsa della passione, dell’amore.
Perduto ma rimpianto con infinita nostalgia.
Oggi si paragona la passione al sesso, invece non c’entra. E’ la capacità e la sfrontatezza di aderire completamente a qualcosa e a qualcuno, il coraggio di attecchire radici profonde. Il cuore di crederci, di coltivare i sogni.”

Ma come fai a credere quando anche il concetto stesso di romantico è in profonda crisi.
Le donne che non sono più capaci di cogliere i gesti, gli uomini che si sono dimenticati come usare il romanticismo, trasformandosi in maldestri nerds.
Esempi di vita reale, validi ad ogni latitudine, tanto cambia poco vivere a New York, Mumbai, Berlino o Catania.
I singles sono uguali, passano una giornata lavorando, poi si precipitano in palestra e poi raggiungono faticosamente casa dove si collegano al computer pensando di creare una coppia perfetta nel buio di dei loro appartamenti.
E non stiamo parlando di innamoramenti, qui si affronta solo il tema degli appuntamenti. Siamo allo stato embrionale o a volte allo stato di fase di transizione o limbo. Così quando si passa all’azione non virtuale, il dating ( appuntamenti e frequentazioni) è ormai un divertente gioco di nomignoli, crudi o metaforici.
La gamma femminile registra dal trombamico, alla maschera di bellezza al più duro e americano fuckbuddies, ovvero compagno di scopata.

Caso umano 1:
Due si conoscono in chat, dopo varie battute sulla tastiera, lei va da lui un pomeriggio.
Lo scopo dell’incontro era chiaro, pochi giri di parole, ci sono cose dove il romanticismo non c’entra.
E invece lui cosa fa? Nel mezzo dell’amplesso le dice: “Sì, amore”. Lei gli ha dovuto piazzare la testa tra le tette per impedirgli di vedere la sua risata.
Fuori luogo, fuori tempo, fuori tutto.
Caso umano 2:
Due si conoscono, lui ogni tanto la invita a bere qualcosa, finalmente una sera le strappa una cena. Lei si presenta al ristorante e lui si fa trovare lì con i fiori.
Se per caso avesse avuto una qualsiasi intenzione, la mossa errata le ha fatto cambiare idea.
Entrambi i casi sono pezzi di vita reale di due amiche. Due donne intelligenti, brillanti, non sdolcinate, ma dotate di romanticismo, capaci di capitolare davanti ad un giusta parola e un giusto gesto.
Comunque qui bisognerebbe fare un manuale. Semplicemente un libretto d’istruzioni per l’uso. Sarebbe comodo, forse sarebbe il primo che realmente studierei.
Dalla A alla Z, l’alfabeto del cuore.

mercoledì 21 gennaio 2009

Zero e mille

Certe sere basta poco, un ristorante giapponese, cinque amiche e il mondo rimane fuori.
Con la pioggia che cade incessante, la stanchezza e il malumore.
Ambienti grigi e neri, con tocchi di bianco e rosso, camerieri profusi – anche troppo – e chiacchiere ad alto tasso erotico.
Senza inibizione, senza freni e condite solo da risate. Liberatorie parole sugli uomini.
Archetipi femminili, Carrie, Charlotte, Miranda e Samantha.
Ieri era lei a fare la parte del leone, la mangiatrice di uomini, quella che sa comportarsi come un uomo. Attenta conoscitrice e adorabile narratrice di storie e di sesso.
Di uomini, dimensioni e misure, di sorprese e fattori C.
Tra divagazioni su California rolls, nigiri, tempura e tonno, bicchieri di vino, coca cola Zero ( dove la lattina ha avuto anche un meraviglioso uso divulgatore) ognuna di noi, sentiva che qualcosa succedeva. Era come se l’intera giornata, a volte le tensioni di giorni, svanissero.
Potere taumaturgico di una risata. Della cattiveria femminile nel descrivere gli uomini, nel picconarli. Zero inibizioni e preconcetti, mille attenzioni e mille parole.
Pezzi di donne che unite fanno un insieme. Dove tutte inseguono ancora sogni, anche se hanno smesso di crederci. In fondo sanno che non lo faranno mai, perché sono donne. Anche qui zero e mille.
Perché sono vere, anche quando sconvolgono un intero ristorante, con le loro conversazioni, con confessioni e racconti da “spogliatoio maschile”.
Hanno imparato a prendere ciò che vogliono. A sapere ciò di cui hanno bisogno, a non accontentarsi, a ridere di se stesse.
Sempre e comunque.

mercoledì 14 gennaio 2009

Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finche’ dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,provare gratitudine senza ricordare di che .
Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord, qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri De Luca

mercoledì 7 gennaio 2009

Le geometrie

La geometria per assurdo mi ha sempre affascinato, anche per chi – come me-non ha mai trovato interessanti i numeri. Ma le linee, i triangoli, quel rigore nel percorso, quando riuscivo a capirlo, sentivo che potevo afferrare una parte del mistero. E così mi intrigava.
Proprio oggi mi sono trovata a paragonare i teoremi geometrici alle relazioni umane.
Anche in queste ci sono assunti, ipotesi, trapezi e triangoli. Forse più complesse a volte. Meno logiche, però con lo stesso complicato gioco di legami. Dove linee parallele non s’incontreranno mai, dove partendo dallo stesso punto ci si divide e non ci si trova mai.
Pitagora impazzirebbe per trovare un teorema, altro che ipotenusa e cateti.
Perché a osservare il mondo di oggi sembra che ci siano solo figure che non si somigliano, spigolose e trapezoidali. Dove sono gli angoli a prevalere e sono spesso ottusi.
Schierati su fronti opposti, non si formano le figure geometriche che tanto mi colpivano.
E poi penso a Kandinsky, a come mischiava geometrie morbidezze, ai colori e alle linee.
Mi ricordo che c’è sempre un lato impazzito, quello che non controlli, dove il teorema falla.
C’è una geometria che non controlleremo mai, quelle delle donne.
Esseri pericolosi, capaci di risorgere in un istante, di ricordarsi di se stesse, di sorridere al mondo e di ricominciare dicendo solo: E allora?
Senza logica, senza teoremi e regole. Anche sapendo che concavi e convessi potrebbero non incastrarsi mai, perfettamente consapevoli che le linee parallele non s’incontrano.
Però coscienti che esistono gli angoli retti e anche in una sola piccola porzione ci si arriva a toccare.
Come incipit può funzionare.

lunedì 5 gennaio 2009

Chissà, chissà domani

Papaveri rossi e campi fioriti.
Nuove aperture e nuovi inizi.

Foto Poppy Sweet Poppy di FotoRita