domenica 21 febbraio 2010

Il silenzio in santa pace

Certe volte adoro la domenica, altre la detesto.
Oggi è stata una buona giornata, forse perché ho cercato il silenzio.
E’ una delle cose che preferisco, liberatorio e ricco. Unico e complice.
Per me anche un test da usare nelle relazioni, perché come scriveva Gibran "Come potrebbero due esseri capirsi senza quella speciale comunicazione di silenzi?"
Però la migliore definizione di silenzio è di Uma Thurman in Pulp Fiction.
Una battuta meravigliosa, che condensa una cosa di cui ho spesso scritto ultimamente, ovvero la differenza tra i silenzi. Con qualcuno è disagio, con qualcun altro…lascio la parola a Uma:
“Perchè sentiamo la necessita' di chiacchierare di puttanate, per sentirci a nostro agio? E' solo allora che sai di aver trovato qualcuno di davvero speciale, quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace.”
In una parola: l’essenza dell’intesa.

lunedì 1 febbraio 2010

I bei ricordi non muoiono mai

Qualcuno ieri mi ha sussurrato che per la creatività la parola d'ordine è : essenziale. Bisogna prendere una parte del proprio passato, guardarlo in faccia e dire: "Non mi servi più, però una parte la terrò."

E' quello che sto facendo, così stasera tra giri e ricerche ho salvato una parte...e parla proprio di ricordi.

La generazione dei ricordi perfetti

E nessuno di quei momenti andrà più perduto nel tempo come lacrime nella pioggia: che siano raggi B balenanti nel buio alle porte di Tannhauser o telefonate con il commercialista, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione o serate passate a guardare Rete 4 con entrambe le mani ingessate, incapaci di azionare il telecomando. Tutto sarà dimenticato, ma niente sarà cancellato. Esisterà in archivio una mappa della vita in scala 1:1, basterà chiedere e ci sarà (ri)dato. È una prospettiva affascinante e terribile. Già la memoria stessa lo è. Ci voleva un essere dotato di superiore perfidia, o un' evoluzione disegnata per compiacere la futura categoria degli psicanalisti per dotarci di un congegno così inesorabile. Ai pesci rossi dicono sia andata meglio: tre secondi e tutto si cancella e si riavvia, ogni giro nel vaso è una nuova esperienza a cui si attribuiscono chissà quali possibilità. Noi sappiamo già come va a finire perché l' abbiamo già visto, conserviamo gli stracci e i gioielli, i traumi e gli istanti felici. Per farlo ci aiutiamo, di solito, con qualche supporto di varia natura: scattiamo foto, giriamo video, mettiamo da parte scritti, ci affidiamo a proustiani biscottini capaci di rievocare intere stagioni. I più dotati (o maledetti) vanno in giro con il "bagaglio a testa", custodiscono tutto lì. Tutto? Una selezione, sineddochi del passato. Ma ora si annuncia una nuova era: quella del "total recall" in cui la vita trascorsa sarà sempre disponibile e lo sarà per intero. Il filmino del matrimonio sarà effettivamente il filmino del matrimonio, non quello delle nozze. Arrivata alla soglia d' argento una coppia potrà passare i successivi 25 anni a rivedere, con qualche replay e qualche fast forward, i precedenti 25, minuto per minuto, anziché procedere verso il divorzio. Un ergastolano potrà essere condannato a ripercorrere la strada del crimine passo per passo, senza via di scampo, ogni volta di più soffrendo per l' ineluttabilità ex post dell' errore. E tutti noi saremo dotati di questa implacabile memoria di scorta che riduce il nostro passato a un presente bis, la replica disponibile su un altro canale, in differita. Magnifico. Intollerabile. La memoria che abbiamo avuto a disposizione fin qui era addomesticabile. Su di lei il nostro inconscio aveva talora la meglio convincendola a salvifiche operazioni di rimozione che solo una sventurata seduta di analisi, anni più tardi, potevano disinnescare. La memoria stessa, meglio di noi, sa che cosa fare di tutto quel materiale che è la nostra storia. Ogni giorno setaccia, scarta o custodisce. Quel che resta sembra un album del caso, ma è spesso un' accorta compilation che ci evita danni ulteriori. Se Henry Miller ha intitolato un suo libro Ricordati di ricordare è anche vero che a volte è bene ricordarsi di dimenticare: l' oblio è la sola forma di perdono che non scomoda l' etica o la fede, l' amnesia la sola amnistia decente e democratica. Il passare degli anni significa anche guai che passano, più che assorbiti, dimenticati. Il " total recall ", la vita in scala 1:1, è la nemesi di questa pacificazione, con il male ma anche con il bene, che ne ha altrettanto bisogno: rivivere la gioia passata immiserisce il presente. L' uomo che per primo si è sottoposto a questo esperimento sostiene che siamo già avviati su questa strada, volenti o no, e che non ci sono problemi: non mettiamo forse i numeri di telefono altrui nella rubrica del cellulare ed evitiamo di ricordarli? Non diciamo "memorizzare" riferendoci a un' operazione fatta da una macchina e non dalla nostra mente? E che male c' è stato, finora? Nessuno. Ma l' espansione di quella memoria senza sintesi né filtro significa appiattimento dell' esistenza stessa. Certo, potremo ripescare qualunque momento, ma per farne che cosa: rivederlo esattamente come era? Non è meglio ora, che i ricordi invecchiano insieme con noi e si fanno il lifting, imparano a mentire, si aggiustano nel retrovisore? Nulla ha tanto bisogno di pietà quanto il passato, perché è immutabile. Spargerci qualche velo e qualche bugia è tutto quel che possiamo concederci in cambio del fatto che i suoi effetti sono inalterabili. È meravigliosamente utile aver rinchiuso tutte le informazioni, le immagini, i libri del mondo sotto il cofano di un motore di ricerca, ma per quanto ci si sforzi di archiviarla, la vita di ciascuno di noi non sarà mai 102 o 234.756 documenti.

Gabriele Romagnoli

Foto ricordi in dissolvenza di robinya