mercoledì 27 gennaio 2010

martedì 26 gennaio 2010

giovedì 21 gennaio 2010

Charlie e Carrie

Mi piacciono i Peanuts, sono poesia pura. Dovrebbero leggerli tutti, farli studiare. Specie ai bambini di oggi, perché i Peanuts sono capolavori senza tempo, come un classico della letteratura. Un mondo in miniatura, ritratto di una società.

Schulz era un genio.

Snoopy, Linus, Lucy, ma soprattutto Charlie Brown.

Con il suo essere sperduto, adorabile perdente, con la sua ossessione per la ragazzina dai capelli rossi. Con la testa più tonda che mai, capace di infinita determinazione e testardaggine, dominato dalle sue ansie e manchevolezze, nonché dai suoi compagni, che approfittano di lui.

Mi piace la sua solitudine esistenziale, il suo credere di poter far volare gli aquiloni e l’illusione che -prima o poi- Lucy gli permetta di calciare il pallone da football. Esclama spesso "Misericordia!" oppure "Santo Cielo!" ("Good grief!" nell'originale) quando è sorpreso o scoraggiato.

E poi il Charlie Brown con la busta di cartone sulla testa e i buchi per gli occhi, una maschera e tutto cambia. Come se nascosto trovasse nuova forza.

Mi è venuto in mente ora, perché Snoopy sulla sua casetta scriverebbe: “Era una notte buia e tempestosa…”

Tutti uguali i suoi incipit.

Così il pensiero vagava e guardando la finestra mi sono ritrovata a citare quell’incipit e a pensare a Charlie Brown.

Forse perché oggi Charlie Brown mi somiglia. Perché mi sento come lui, come il bambino dalla testa tonda che passa un brutto momento in cui niente gira per il verso giusto. Però Charlie Brown non si arrende mai...

Neanche Carrie lo fa mai. E anche lei perde, cade e si rialza. Come quando in una famosa puntata, invitata a sfilare in passerella inciampa. Gaffe tremenda, ma lei si rialza, sorride e ricomincia.

Esattamente come questa Carrie.

Mi piace ricordare due frasi di Carrie, due che mi appartengono molto, le amerebbe anche Charlie Brown. E guarda caso anche le sue iniziali sono CB.

“Forse sono i nostri errori a determinare il nostro destino. Senza quelli che senso avrebbe la nostra vita? Probabilmente se non cambiassimo mai strada, non potremmo innamorarci, avere un figlio, essere ciò che siamo; del resto le stagioni cambiano, e così pure le città...la gente entra nella tua vita e poi ne esce, ma è confortante sapere che coloro che ami rimangono per sempre impressi nel tuo cuore.”

“I computer si rompono, la gente muore, le relazioni finiscono... la cosa migliore da fare è prendere fiato e... riavviare...”

Quest’immagine di Charlie Brown e Snoopy mi mette serenità La trovo deliziosa e rivelatrice di diverse cose, essendo un’immagine flessibile, pur fissa nei suoi personaggi. Trovo, soprattutto, che sia l’emblema del rapporto perfetto. Di qualsiasi natura esso sia: d’amicizia, d’amore, di complicità, di parentela. Poco importa.

Rappresenta la sostenibilità dei silenzi.
Quando non c’è pericolo nel silenzio, quando non c’è esternazione e tabù, quando avere una distanza perfetta mette ad agio. Quando se si muove uno, l’altro se ne accorge e l’orizzonte è esattamente lo stesso, in un preciso istante e per quel lasso di tempo.



giovedì 14 gennaio 2010

Variazioni Goldberg

Camminare di notte, il rumore dei tacchi sulla strada. Due figure appaiate, lui alto e lei con i tacchi che prova ad avvicinarsi, con quella femminilità traballante.
Una musica esce da un locale. Gli amici entrano. C’è un concerto jazz.
E’ uno di quei locali bui e fumosi. Sì qui si fuma ancora – sembra di essere tornati indietro di quasi 10 anni- il bancone è lungo. I tavolini piccoli e sparsi, un apparente palco e un trio ageè. Il sax che suona, note riconoscibili e sconosciute.
Loro due si fermano sull’uscio, quasi fossero impauriti dal fumo, come se volessero scappare. La musica accompagna i pensieri di lei che corrono veloci. Vorrebbe poter dire tante cose, ma resta in silenzio. Perché sente che è solo quello che sa fare adesso.
Un silenzio che l’accompagna, la tranquillizza non l’inquieta.
Si guardano, hanno continuato a farlo sempre, di sottecchi, sfacciatamente o velatamente.
Entrambi hanno bisogno d’aria, escono e sulla sinistra c’è una panchina.
Ideale per godere della notte, di una città nuova. Perché a volte non avere nessun soffitto aiuta i pensieri, le emozioni, come se tutto potesse librare in aria.
Come se si lasciassero trascinare da una percezione d’allegria che sentono nell’aria.
Avrebbe un’incredibile voglia di mettersi a ridere, perché è il sistema perfetto per sconfiggere la paura.
Perché la paura è che non sappia cogliere il momento.
Quello della complicità, quello dell’essere lì insieme.
Le vengono in mente ……."Don't walk ahead of me, I may not want to follow. Don't walk behind me, I may not want to lead. Just walk beside me and be my Friend..."
Ma lei non vuole un altro amico. Loro non lo sono.
Basta guardarli per capirlo.
Invece continuano a raccontarsi una storia.
E a giocare con l’ambiguità.

Hanno fatto un pezzo di strada insieme, non subito, si sono conosciuti, piaciuti, scrutati con attenzione, cauti e ironici. Poi si sono rivisti, uno sguardo, raccontarsi, qualcosa che accade. Svegliarsi nello stesso letto ma poi ricominciare. Un’ amicizia intima che non disdegna le lusinghe di una reciproca seduzione mentale, ma fugge come la morte le insidie dell’ipocrisia.
Però si dimentica che esistono varianti, come le variazioni Goldberg suonate da Glenn Gould. Sono variazioni e sono straordinarie.
Non sempre però c’è il tempo di comprendere, forse solo di vivere.
C’è un tempo che ci è dato e un altro che avremmo voluto.
In mezzo ci sta la vita, che è affar nostro.

Foto Il mio posto nel mondo di ladonnachecamminasuipezzidivetro

lunedì 11 gennaio 2010

venerdì 1 gennaio 2010

Inizi

Anno portami lontano
dalle cose ripetute
fà che non sia vano
il restare solo
e consenti il volo
alle cose perdute.

Carlo Levi