martedì 29 aprile 2008

Il privilegio del disordine

Ultimamente ho spesso ricercato la solitudine, per fare ordine.
Ognuno ha il suo modo, il mio è chiudermi nel silenzio. Lasciare fuori le mille voci del mondo, quelle con cui interagisco ogni giorno per lavoro e rifugiarmi nella perfezione assoluta del silenzio. Imponendomi di ascoltare le mie voci, i sussurri e le urla. Per mettere a posto.
Stasera in questi momenti segreti è entrata una voce.
Quella di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti.
Ho sempre detto che sarebbe l’uomo perfetto per me.
Poeta dallo sguardo dolce, dalle mani vive e curiose. Uno che ha una visione da bambino delle cose, che scrive: “ Tu sei sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei.”
Cosa potrebbe dirti di più un uomo? “Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano.”
Canta una canzone d’amore “ A te” che non trovo banale, che racchiude in contrasti e dichiarazioni l’essenza di una storia.
Le sue verità, le fragilità, una disarmante ammissione d’amore. Questa canzone me l’hanno regalata di recente e continua a destabilizzarmi, tanto da non riuscire ancora a scriverne.
Lorenzo è uno che poggia il suo occhio alla ricerca delle cose che luccicano.
Così si racconta nell’intervista che ho ascoltato dalla rete.
Parla del privilegio del disordine.
Mi sembra di guardare la mia mente, confusa, con i cassetti tutti aperti, magliette colorate sparse ovunque. Armadi spalancati alla ricerca di qualcosa di perduto.
Però io a differenza sua sono donna e per definizione, dna e storia: noi mettiamo a posto.

Io lo so che non sono solo anche quando sono solo

Foto Lorenzo di gianniansaldi

lunedì 28 aprile 2008

Segni


Silenzi, segnali, sogni, sorrisi.
Sensazioni, sofferenze, sussurri, singhiozzi.
Senso, solitudini, sentimenti, sostanza.
Soffio, scogliere, serpenti, sentieri.
Sassi, stanchezza, salvataggi, sospensioni.
Serenità, sintomi, simbiosi, simpatie.
Seduzione, semplicità, sorpresa, sincopata.

Semplicemente se…


Bouquet di matite colorate foto pencil di Llarandi

domenica 27 aprile 2008

Guardare oltre

"Spingendo quotidianamente i nostri limiti
riusciamo, a piccoli passi,
a superare le paure che ci vietano il possesso
della nostra esistenza"

Angelo d'Arrigo


Foto La storia di un sogno di Fotorita

sabato 26 aprile 2008

Istanti

A volte la vita è fatta di istanti e coincidenze. La felicità sfugge a qualsiasi classificazione scientifica, filosofica o letteraria. E' un refolo di vento teso, non si sa da dove arrivi, ma disperde le nuvole. Respiri. Non sai come sia successo, ma respiri.

La solitudine e la bellezza, come il paesaggio che ho davanti, possono essere doni preziosi.


giovedì 24 aprile 2008

autoritratto


Dicono di me che io sia come un girasole, allegra e solare.
In questa giornata di primavera mi sento esattamente così

mercoledì 23 aprile 2008

Rose, parole, un grazie e un sorriso

A Barcellona oggi si festeggia San Jordi, la festa dei libri e delle rose.
San Jordi, Giorgio per noi, secondo la tradizione sconfisse il drago e dal cespuglio germogliato dal sangue del mostro colse una rosa da donare a Sabra, la principessa liberata. Altre ricorrenze di oggi sono la morte di Cervantes e Shakespeare. Nel 1926 un editore, ebbe l’idea di tracciare una linea comune tra questi eventi, unendo al libro (simbolo della conoscenza e dei due grandi scrittori citati) la rosa (legata a San Giorgio e alla bellezza) dando vita così alla “Festa dei libri e delle rose”.
Gli uomini offrono alla loro amata una rosa ricevendo in cambio un libro. Negli ultimi tempi alla rosa spesso anche gli uomini abbinano un libro per la loro donna.

A me è arrivata anche una poesia. Libri e poesie, perfette per una donna di parola


Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda

Grazie a te che mi hai fatto scoprire che le stelle possono cadere anche a novembre.
Il mio sorriso lo hai.



lunedì 21 aprile 2008

Libertà d'espressione


In barba ai malumori, il drago è tornato.
Irascibile e travolgente
Foto di Turo jr

domenica 20 aprile 2008

Accordi e sincronie


La primavera è sbocciata, la natura e la sua meraviglia. I profumi, l’erba che cresce dal nulla. Osservandola mi ricordo che noi siamo spesso spettatori di qualcosa che si compie indipendentemente. Dovrebbe farmi pensare, a volte serve, specie quando mi sembra di nuotare in direzioni confuse, impegnandomi solo a stare a galla, per impedirmi di naufragare.
Bisognerebbe prendere tutto con più calma e ricordarsi che dopo il letargo arriva la primavera. Almeno per la natura. Per noi, uomini e donne, le speranze diminuiscono.
Non perché non sia possibile, solo perché trovare la sincronia è difficile, infinitamente.
Sembra che tutti o quasi intorno a me s’interroghino su questo. Single, sposate, separate, donne e uomini. La domanda chiave è : “ Troveremo un punto di contatto in cui entrambi possiamo essere solo noi stessi?”
Banale, come le cose importanti della vita. Ascolto le lamentale, i desideri, le speranze di chi mi sta intorno e quelle che sento in me. Ed è come se tutti parlassimo la stessa lingua senza comprenderci. Spalle al muro e pugni chiusi, pronti per la battaglia, per sferrare il colpo. Invece talvolta l'amore è questione di sincronia. Le relazioni umane in genere lo sono. Tempismo e sincronia. D’intenti, desideri e passione.
Di disponibilità di animo e di intenzione.
Sbagliare i tempi, non essere pronti, non avere lo sguardo attento. Non essere pronti a recepire quello che accade, non essere liberi nei pensieri. Tempismo significa anche non avere limiti e non avere paura. Significa trovare i tempi, concordanti, come essere intonati e cantare insieme. Come una danza in cui si volteggia perfettamente coordinati. Avere gli stessi desideri, avere la stessa propensione al compromesso. Avere la stessa voglia di raccontarsi e di mettersi in gioco.
Di crederci. Di fare e di prendersi il lusso anche di non fare.
Di mantenere alte le aspettative, ma senza diventare schiavi l'uno dell'altro.
Darsi la mano e fare come se non si fosse fatto altro fino a quel momento.
Aprire i pugni chiusi e baciare le dita dell’altro, una alla volta. Tendere la mano e regalarla a chi vuole accettarla.
Leggere un libro, cercarsi con lo sguardo ad una festa, cucinare, andare a fare shopping per la casa, camminare senza meta, scegliere un ristorante. E tutto sempre in sincrono, passo dopo passo. Con pazienza e senza nessuna strategia.
Respirando profondamente.

venerdì 18 aprile 2008

Parole rosse


Certe notti cantava Ligabue. Certe notti sono profumate di zagara, fatte di nulla e di cocci rotti. Di lavoro e di acquari della vita. Di vetri attraverso cui guardare.
Di bianco e nero, di fili spinati, di muri e barriere. Notti in cui la luna scompare o è lì nel cielo, pronta a brillare, ma sono i miei occhi a non vederla. Perché è il nero il mio colore. E in quello mi sciolgo, mi sento liquefatta, a volte persa in un grande abisso.
Non vedo i colori, o meglio li osservo ma non riesco a vederli.
In alcuni istanti sembra che la mia vita li abbia persi. Immersa in quel bianco e nero, dove non esistono vie di mezzo, non esiste mediazione. Non c’è grigio, non ci sono sfumature.
Neppure per me che ho sempre creduto negli infiniti stadi di grigio. In quelle fessure dove nascondersi, dove fermarsi a riprendere fiato. Postazioni di vedetta, da dove comprendere e studiare la rotta per il cammino.
Ma le posizioni intermedie non sono fatte per me. Le attese, gli intermezzi, quegli intervalli confusi non mi appartengono: io decido, agisco. Piango ma domino le mie scelte, anche quando arriva la marea, anche quando scelgo di rimanere seduta su un lato del fiume.
Perché a pensarci io sono come il rosso, un colore che spicca. Impegnativa, imbarazzante, senza pudore, che rivendica la sua appartenenza, quasi come se urlasse. Che sa di passione e sangue, di allegria, di labbra da baciare, di pomodori essiccati al sole, di vigne e bicchieri di Merlot. Sono il cappottino rosso nel bianco e nero di Schinderl’s list.
La bambina che cammina, nel dolore, nell’innocenza e sembra urlare contro l’ingiustizia e l’orrore.
Cammino con la consapevolezza che è giunto il momento di lasciare un’impronta. Di dare un significato, che ho voglia di emozioni importanti.
Vivo in una casa bianca e nera, dove spicca un’unica parete rosso fragola, rosso cuore.
Come il colore del mio rossetto preferito, quello che non metto mai per pudore, che mi fa sentire sfacciata e peccaminosa, con labbra da baciare.
A volte mi chiedo: “ Ci sarà mai chi sceglierà il rosso in questo mondo in bianco e nero?” Poi arrivano le coincidenze, basta niente, la scelta di una foto e ritrovo quel rosso.
Mi ricordo che si può vivere lontano dall’omologazione.
Dove le parole, i sentimenti, le azioni sono sempre scritte con tratti decisi e color rosso vermiglio.

Foto Redwords di Fotorita

giovedì 17 aprile 2008

Stati d'animo


A volte le immagini possono spiegare più di mille parole
Foto Complicate love di Fotorita

lunedì 14 aprile 2008

Il sapore dolce amaro dei ricordi


Se un giorno fosse possibile sbarazzarsi per sempre di un ricordo, quale cancellereste?
Cancellare significa davvero dimenticare? Che sia una storia d'amore finita male - come nel film "Se mi lasci ti cancello" - o qualcosa di ancora peggiore, come un trauma o una violenza, l'idea di poterla annullare dalla mente, o per lo meno renderla più sopportabile, sembra un sogno. Eppure un gruppo di ricercatori annuncia di essere riuscito nell'impresa, sperimentando un farmaco che riesce a provocare una sorta di amnesia selettiva, bloccando i percorsi biochimici che fanno sì che il ricordo venga recuperato dalla mente. Capace di rimuovere ricordi sgradevoli che, nostro malgrado, la memoria si ostina a conservare.
Eliminare la parte emotiva del ricordo nel momento in cui lo stavano recuperando, lasciando però intatta la parte conscia, in modo da poterne ricordare tutti i dettagli, ma senza esserne devastati psicologicamente.
Esattamente quello che succedeva al protagonista del film, Jim Carrey, che voleva cancellare i ricordi di una storia d’amore finita male, però poi non riusciva nell’impresa e tornava a innamorarsi della stessa donna.
Ma buttare via un ricordo non annulla chi siamo? I dispiaceri vissuti raccontano di noi, da dove veniamo, le lacerazioni, le perdite prima o poi si trasformano. Ogni ricordo è lo snodo di un’esistenza e assume un significato particolare. Ogni brutto ricordo racchiude una parte di noi stessi e ci porta dove siamo.
Manipolarli è un esperimento pericoloso, perché non sai mai come verrà usato.
L'idea di poter cancellare in maniera selettiva ciò che non si vuole più ricordare è affascinante e potrebbe essere risolutiva per chi è tormentato da traumi passati che non si riescono a mettere a tacere.
Eppure non mancano le polemiche per le possibili implicazioni di una tale manipolazione. Un Prozac al contrario, una pillola dell’amnesia che dovrebbe essere regolamentata per impedirne un uso “leggero” e dissennato. Perché al giorno d’oggi è l’infelicità che ci fa paura e i ricordi dolorosi ne fanno parte. Ma rimuoverli non sarebbe come cercare di staccare una parte di sé?. Siamo anche in base alla nostra storia, a chi abbiamo incontrato, a chi abbiamo amato, ai nostri amici, agli incontri, fortunati e non. Modificare il contenuto della nostra memoria equivale a mutare anche la nostra personalità? Certo ognuno ha il diritto di eliminare quale brutto ricordo, ma talvolta non sarebbe male uscire da noi stessi per capire quello che ci sta intorno, utilizzare quello che le nonne chiamavano “il sano buon senso”. A volte è proprio da un senso di colpa, da un dolore, e’ dalla memoria di qualcosa che troviamo il senso delle cose. E poi come si chiedeva Gena Rowlands nella frase finale di “Un’altra donna” di Woody Allen: “Un ricordo è qualcosa che hai o qualcosa che hai perduto?”
Nell’ufficio delle cose perdute e ritrovate della nostra vita forse avremmo bisogno di un maggiore archivio e di meno pillole per l’amnesia, tutto va conservato, perché ciascuno di questi singoli momenti ha il potere di renderci più forti, più consapevoli e profondi.
E quando proprio non riusciamo a non dimenticare allora seguiamo il consiglio di un film italiano che ha avuto critiche entusiastiche a Venezia “Non pensarci”. Affrontiamo ogni giorno con la certezza che forse non sarà da dimenticare, magari qualcosa da ricordare ci resterà. Forse la bellezza della vita sta proprio nell’imponderabile, nella capacità di stupirci sempre.
Foto Riscrivere il passato di Axom

domenica 13 aprile 2008

A come amiche

Le domeniche sono sempre giorni difficili. Come spazi da riempire.
Troppo vuoti o troppo pieni. Dove ti chiedi spesso: Che fare?
Indecisa se ascoltare le voci inquiete, i richiami della famiglia, la solitudine riposante oppure la fuga e l’accumulo di eventi, incontri e volti.
Però poi possono anche esseri istanti di rilassatezza.
Chiacchiere con amiche, quel misterioso e prezioso bene delle vita delle donne.
Le amiche, presenti, consolatorie, allegre, trascinanti, a volte silenti, ma in agguato. Pronte a scrutarti, a chiedere o a smorzare. Semplicemente pronte a parlare di tutto, di quello di cui vorresti, di quello che non riesci a dire, di affinità elettive e di divertenti leggerezze.
Le amiche vere, che non giudicano ma criticano, che ti inchiodano al muro, che trovano le parole quando tu le perdi. Che riescono a convincerti a fare follie, che non smettono mai di farti ridere. Con cui a volte la pesantezza della vita sembra dissolversi.
Come impalpabili angeli custodi.
Pronte a dissertare di trucchi, vestiti, libri, cinema, uomini e filosofia. Dove tutto diventa facile, dove in poche ore riesci a rilassarti e l’unica cosa che pensi è : Grazie.
Per una giornata dedicata a noi, tra i vapori del bagno turco, le confessioni sugli uomini, sugli errori, sulle coincidenze. Per la birra aromatiche, le fragole e un buon cibo.
Per il sole di primavera, le risate sugli amici omosessuali, i racconti post feste, le avventure della vita di tutti giorni. Di chi ha figli adolescenti, di chi ha problemi con il lavoro, i camerieri, le suocere, di responsabilità e valori. Di aperitivi mondani e gente che non riconosci. Di invidia e slealtà. Di amiche che ti deludono, di dolori che non comprendi.
Però con le amiche sorridi, anche quando piangi. Sorridi perché loro capiscono, commentano, danno soddisfazioni.
E le conversazioni sono sempre una raffica di ironia, di brillanti battute, di digressioni, di intensità, di sentimenti e poi di assolute cazzate.
Ma anche quello sono uniche, perché la condivisione ti fa stare bene.
Per quelle ore tutto il resto non ti tocca.
Anche quando vai ad una festa e le altre donne sono tutte uguali.
Tu e le tue amiche non lo sarete mai. Perché c’è quel quid di speciale e non è nella scelta dell’abito o dell’accessorio, è la scelta di vivere la vita a modo vostro.
Di guardare con ampio sguardo. Di sapere che esistono altri mondi, altre realtà.
Che la provincia è solo una di queste, anche se l’avete scelta.
Che il mondo è lì e ne siete parte. Con la valigia in mano, con un bicchiere di vino, con uno shopping selvaggio che aspetta di essere consumato.
Con il prossimo amore che vi travolgerà, con la prossima delusione e la prossima ferita.
Con la certezza di trovare un rifugio e d’inseguire perennemente una buona battuta.
Su di te, sugli uomini, solo quella arguta e disarmante battuta che ti costringe a mandare al diavolo qualsiasi malinconia. Adoro le mie amiche e auguro a tutti gli uomini che conosco di trovarne di simili. Di vivere l’esperienza della amicizia, con il nostro stesso spirito.
E poi vorrei anche darvi un piccolo consiglio: cari uomini, state attenti alle donne divertenti ed ottimiste perché sono come un posto pericoloso: si rischia di restare imprigionati senza rendersene conto.

Foto Amicizia di Ilapestifera

sabato 12 aprile 2008

Un'altra marea

Malinconia di Franco Rotunno

venerdì 11 aprile 2008

Le tue parole

In questa notte d'autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

Nazim Hikmet

Foto Pioggia di parole di EshwarX


giovedì 10 aprile 2008

Le regole della leggerezza




Svegliarsi e oziare dentro al letto
Coccolarsi con un bagno caldo
Ridere di cuore e crogiolarsi nell’ironia
Pensare che tutto può passare e vivere intensamente l’attimo
Essere gentili con tutti, prima o poi ci ricambieranno e se non sarà così l’abbiamo fatto per noi
Non contare le calorie
Guardare il proprio film preferito per l’ennesima volta, recitando le battute a memoria
Programmare il prossimo viaggio
Guardarsi allo specchio ed essere per una volta indulgenti
Non smettere mai di sognare


Mi piace la leggerezza, che con la superficialità non ha niente a che spartire, perché richiede coraggio, energia e intelligenza.

mercoledì 9 aprile 2008

La forza del passato

C’è una parola molto usata nei nostri tempi: ex.
Indica qualcosa che è stato, ma che non ha nulla a che vedere con il passato. O perlomeno lo è ma in un modo diverso.
Tra l’ex e il passato, c’è un mare grande come l’oceano. Ex è spesso indice di rabbia, di rancore e vendetta, di un mondo che è andato in frantumi. A volte è ironico e allegro, ma raramente, se lo è, usi il virgolettato.
Il passato invece ha comunque in se un indice di malinconia. E quella a volte è inevitabilmente attraversata dalla poesia.
Comodamente rilassate su un divano, con in mano un bicchiere di vino, tra amiche abbiamo, ancora una volta, sviscerato pezzi di vita.
Parlando di ex e di passato.
Cominciando semplicemente da un brindisi all’amore, qualunque forma possa avere, sentimentale, d’amicizia, di affetti vari.
Le parole ci hanno attraversato come un fiume in piena, seduta con occhi attenti, ascoltavo e riflettevo.
Ero presente e distante, osservavo come in una sola stanza ci fossero tre esseri umani rinate, come arabe fenici. Sconfitte e doloranti ma che non hanno mai smesso di sorridere. E questo ci ha permesso di ricominciare.
Ammaccate, forse, ma più forti, incredibilmente più forti.
Pronte a tagliare i rami secchi, ad imparare come pretendere il meglio da se, a lottare per chi si ama, madri coraggio e inventrici di complicate trame relazionali.
A chi ha trovato strade diverse, fuori dalle comuni autostrade, fatte di fatica, di equilibri conquistati, di nuove regole da dettare, di principi dove l’amore deve essere l’unica linea guida.
Donne che hanno dato senso ai giorni, alle ore, al dolore, alla gioia.
Che parlano di uomini, con ironia, con disillusione, ma con la forza dell’accettazione del presente e con uno sguardo verso un passato mai velato dal rancore.
Ex, due lettere fredde che non racconteranno mai le sfumature di quei giorni andati.
Abusate e inutili, che racchiudono in una fredda formula anni di vita in comune.
Perché dire “ è una parte del mio passato” implica molto di più.
Significa qualcosa che non perderai mai, che è in te e lo rimarrà per sempre.
Le donne voteranno sempre per la forza del passato, amano le parole.
Per una volta qualcosa che è di moda e molto usato decisamente non si declina al femminile.
La domanda con cui mi sono svegliata è: “Quanti sono gli ex e quanti gli amori passati?”
Negli occhi ho rivisto flashback di tovaglie a scacchi, di sabbia lavica, di profumo di mare, di giri notturni in vespa, di chitarre e canzoni, di notti infinite, di perché da ricercare, di occhi uguali e di tempi sbagliati. E sorridendo mi accorgo che le risposte sono scritte dentro al cuore. Gli amori passati sono quelli che non muoiono, sono quelli di cui ogni tanto vai a rintracciare lo sguardo. Perché tu in quello sguardo trovi ancora te stessa e un’immagine che ancora ti piace.
Con gli ex non succede. Quasi mai.

Foto I remember when di FotoRita

martedì 8 aprile 2008

Fiorire di speranze

Ho ricevuto questa foto in regalo. Vasi colorati, dalle forme diverse, tondi, quadrati, esagonali. Vuoti ma colorati, come metafora per una vita da riempire, dove mettere terra, piantare semi, concimarli e osservarli crescere.
Innaffiarli di cure, attenzioni, di abbracci e passione.
Vorrei piantare tulipani, girasoli e fresie.
Vorrei piantare un piccolo ulivo, simbolo di pace. Adoro quelle foglie verdi e argento, che quando sono sfiorate dal vento sembrano quasi illuminarsi e sorridere.

lunedì 7 aprile 2008

Il fuoco del drago


Dove finisce il confine tra l’ironia e la maleducazione?
Perché alcuni uomini sono così presuntuosi e pieni di sé? Cosa gli fa credere che stiamo aspettando solo loro?
Bisogna metterli a posto, ogni tanto.
Io li giustifico sempre, trovo che abbiano le loro debolezze, provo a capirle e non penso che siano tutti bastardi.
Una delle mie frasi preferite è: “ Gli uomini sono come i film, prima di giudicarli devi andare a vederli”. Perché quello che io giudico noioso può essere affascinante per un’altra. E’ chimica o assoluto mistero. Certo qualcuno è oggettivamente da evitare. Forse qualcuno, ma nemmeno noi siamo meglio.
Siamo tutti profondamente imperfetti.
Però ogni tanto sbotto, perché in genere dovrebbe funzionare che prima di chiedere: “Ti va di scopare?” Almeno abbiano il buon gusto di dire: “ Come ti chiami?”.
Non pretendo che il nome se lo ricordino dopo, ma almeno chiederlo prima.
Forse io non faccio nemmeno testo, visto che una delle mie manie è di lasciare un segno nella vita degli altri, quindi alla fine il mio nome se lo ricordano. Perché in genere, duro più di una notte, ci divento amica prima e dopo. Tranne eccezioni, quelle solite che confermano le regole.
Però quelli convinti che possano avere tutto, che loro “fanno un lavoro per cui sono conosciuti”, che “ sai se vieni con me ti faccio scoprire il paradiso” li trovo patetici.
Privi di fantasia, una delle cose che odio. Scontati, pieni di luoghi comuni, incapaci di tenermi testa, di combattere quel minimo di battaglia tra i sessi.
Ma la colpa è nostra, o meglio è anche nostra, ovvero di alcune donne. Di quelle che ci cascano, che lo sono o ci fanno.
Così che motivo hanno di ricordarsi un nome, di prestare attenzione alle parole, quando tanto alla scollatura possono arrivarci anche senza tutti i preamboli.
Giusto, sacrosanto, ognuno fa quello che vuole, però volete mettere la soddisfazione, profonda e infinita, dopo vari sms stupidi di terminare la discussione semplicemente con “ Farti una doccia fredda?”
Quattro parole, nulla di più, ma dietro tutta la libertà di dire, impara che non siamo tutti uguali e che preferisco una serata a casa, in compagnia di un ottimo libro, alla fatica di una stupida conversazione. Il drago che è in me, ha sputato fuoco.
I BB, ovvero Brutti Bastardi ogni tanto hanno bisogno di qualcuno che gli insegni piccole lezioni. Magari non ne coglieranno appieno il senso, però sono certa che il mio nome lo ricorderà. Chissà perché mi viene in mente il titolo di un libro “ I no che aiutano a crescere”.

Foto Pink Spinaci di Seiciis

sabato 5 aprile 2008

Stendiamo le liste

Dieci cose che amo

Gli inizi, sono per la vita quello che gli incipit sono per i romanzi
Il profumo della carta dei libri appena comprati
I primi piatti
Uno sguardo intrigante
Roma e New York
Le imperfezioni
La scrittura
Il mare, in qualsiasi stagione
La musica come colonna sonora di ogni momento
I baci e la malinconia

Dieci cose che odio

La rassegnazione
I congiuntivi sbagliati e gli errori di ortografia
Il maculato
Le donne Barbie
L’ipocrisia
Chi non ha coraggio
Gli uomini senza fantasia
La stupidità
I rimpianti
Quelli che non ti guardano mai negli occhi


foto Yellow Peg di Cappuzzani

giovedì 3 aprile 2008

Precarietà sentimentale



Teresa, Beatrice, Enrica e Allegra
Un aperitivo in centro, la solita folla, le solite facce.
Non sono amiche tra loro, ma a coppie. Allegra e Teresa, Enrica e Beatrice.
Il legame è Teresa, che conosce tutte da tanti anni.
Età diversa, speranze e delusioni uguali. Le donne hanno una straordinaria capacità, riescono a raccontarsi, senza pudore e senza vergogna. Tra un bicchiere di vino rosso e una risata trovano il filo dei sentimenti, delle paure, delle confessioni, della compassione, di un riconoscersi, di un leggere tra le ferite e le gioie.
Come se ascoltandosi potessero trarre insegnamenti, perché quello di cui parlano è già successo. Le altre non ti guardano come un marziano, ma anzi ti supportano, ti ripetono le loro esperienze. Chi ha più anni racconta le sue storie, chi ha più esperienze incasella numeri. Il piccolo tesoro di sofferenza appartiene a tutte. La più giovane ha appena commesso il suo primo grande errore e adesso non può tornare indietro.
Le altre le ripetono che ne commetterà ancora. Sex and the City e le vicende della serie amata e conosciuta è spesso citata. Non sarà New York, qui il rischio è che ci si rincontri, che visi e uomini siano uguali, che le voci corrano più veloci, che l’anonimato non sia garantito. Ma le sensazioni e le ricerche sono identiche, non importa quanti milioni di abitanti in meno abbia una città.
Si può ancora ridere, di se stesse, degli uomini, delle altre donne. Delle proprie ferite.
Ognuna ha le sue, nelle conversazioni emergono sempre:Perché le donne non si nascondono, le parole sono come carezze consolatorie. L’altra sera sedute al tavolo di un locale, quattro storie diverse si incrociavano e si confrontavano. Tutte ricercavano qualcosa di semplice. L’argomento era sempre lo stesso. Non gli uomini, ma l’amore.
E per alcune di noi, amore e ferite andavano a braccetto.

Poco tempo fa ho scritto che per superare le ferite ci vuole coraggio e tempo. Forse un modo per esorcizzare la verità: le ferite del cuore non si rimarginano mai.
Un’altra amica saggia, me lo ha ricordato, scrivendo: “Le ferite del cuore non si rimarginano mai! Le mie non si sono mai rimarginate. Le ho curate, le ho ignorate, le ignoro tutti i giorni, ma sono tutte lì. e forse è meglio così!
E’ meglio avercele le ferite nel cuore. Vuol dire avere amato moltissimo e allo stesso tempo vuol dire essere consapevoli di cos'è l'amore. di quanto sia tremendamente bello e proprio per questo tremendamente pericoloso.
Io ho solo capito che non è MAI per sempre!!! e questo che mi rende cinica?
Io credo nell'amore ma so ormai che non è per sempre.”

Da tutto questo la mia ironia sintetizza il tutto in: “Una volta esisteva l’amor sacro e l’amore profano, oggi solo l’amore precario.”



Equilibrio foto di Smile of Candy Floss

L'unica dipendenza



La vita è fatta di istanti di normalità, di gesti sempre uguali, di monotonia. Ti abitui, pensi che sarà così, ti senti rassicurato dalle piccole abitudini. Fai dei piani, invece l’unico piano che nella vita ha senso fare è quello di non farli (i piani).
Perché tutto cambia. E quello che ieri era importante e fondamentale, diventa inutile.
All’inizio è difficile abituarsi, capire è impossibile. Poi con il tempo tutto trova una ragione, anche quando non c’è.
I giorni scorrono e si reinventano. Il nero diventa grigio, poi poco alla volta ritornano anche i colori.
E con loro ti ricordi le cose che hai imparato.
Pensi a come era, a quando pensavi solo che avresti voluto essere vecchia e che tutto quel dolore fosse solo un ricordo. Pensi alle notti insonni, alla disperazione silenziosa, a quanto hai scavato in te, alla tua immagine riflessa sullo specchio, alle parole che provavi a ripeterti, alla speranza che dovevi infonderti. Ti ricordi la rassegnazione, quanto la odiavi. Non eri tu.Tu che devi sempre combattere per o contro qualcosa.
Per essere viva, per esistere. Invece ti avevano tolto tutto, ti avevano lasciata spettatrice e non protagonista della tua vita.
Quel tempo è passato. Forse non lo sarà mai del tutto, perché siamo fatti di frammenti di ieri e oggi. Però posso dire con fierezza “Io non sono di nessuno. Ho bisogno di amare e di non dimenticare, neppure gli amori passati, per quanto infelici e dolorosi possano essere stati. Ma la dipendenza mai.”
L’unica dipendenza che accetterò mai è quella verso la vita.
Quadro di Riccardo Paternò Castello di San Giuliano

mercoledì 2 aprile 2008

Comunicazione impazzita







A volte lavoro, isolata dal mondo, ma questo lancia sassolini alla mia finestra.
Mi manda spunti per queste pagine.
Dove stanno andando i rapporti tra uomini e donne?
Chi tiene le fila delle relazioni? Cosa si vuole da questa? Quando inizia e come?
Sembrerebbe una domanda banale, ma oggi non lo è.
Una volta due persone s’incontravano, avevano brevi o lunghi corteggiamenti e poi tutto era definito. Durante l’adolescenza si diceva: Mettersi insieme.
Oggi l’incontro è uguale, i corteggiamenti scarseggiano, la concorrenza è spietata, di donne sole e disponibili ne trovi a bizzeffe. Di uomini per una notte quanti ne vuoi, di conversazioni e intelligenza meno.
Però magari potrebbero starci anche quelle.
Il concetto è differente. Non funziona più come una volta.
Forse il perché è semplice, abbiamo vissuto di più, siamo più spaventati e feriti, non siamo più pagine bianche da scrivere. I segni sono rimasti, qualcuno a calcato forte sulla carta.
Negli anni 2000 tutto è labile. Per cui la paura e l’indefinito regna.
Le donne che danno per scontato cose che non esistono, gli uomini che fuggono.
In altri casi sono le donne a fuggire e gli uomini a pressare.
Muri altissimi costruiti per difendersi, da tutto o da nulla.
Le parole non vengono usate. Oppure interpretate male.
Sembra che abbiamo perso la direzione.
Cautela e distacco sembrano l’unica via.
Sono quasi sempre d’accordo su questa via, anche se gli uomini la girano troppo a loro comodo.
Però oggi il sassolino mi ricorda anche che le donne possono essere folli. Partono in quarta, danno tutto per scontato e non riflettono.
Errore gravissimo, agli uomini non resta che scappare e correre veloci come gazzelle.
E se provassimo a scoprirci di più? A essere sinceri, a dire semplicemente la verità.
Abbiamo a disposizione una vasta scelta di mezzi tecnologici, cellulari, mail, Skype, Messenger, ma non riusciamo più a comunicare.
Anche le cose più banali, come una sana incertezza, un labile filo che rende tutto indefinito. Magari ci si può leggere dentro della poesia, come la nebbia nella brughiera.

martedì 1 aprile 2008

Creatività alla riscossa




A volte anche delle semplici matite colorate possono essere un buon punto di partenza per ritrovare il colore dentro di noi.