mercoledì 21 gennaio 2009

Zero e mille

Certe sere basta poco, un ristorante giapponese, cinque amiche e il mondo rimane fuori.
Con la pioggia che cade incessante, la stanchezza e il malumore.
Ambienti grigi e neri, con tocchi di bianco e rosso, camerieri profusi – anche troppo – e chiacchiere ad alto tasso erotico.
Senza inibizione, senza freni e condite solo da risate. Liberatorie parole sugli uomini.
Archetipi femminili, Carrie, Charlotte, Miranda e Samantha.
Ieri era lei a fare la parte del leone, la mangiatrice di uomini, quella che sa comportarsi come un uomo. Attenta conoscitrice e adorabile narratrice di storie e di sesso.
Di uomini, dimensioni e misure, di sorprese e fattori C.
Tra divagazioni su California rolls, nigiri, tempura e tonno, bicchieri di vino, coca cola Zero ( dove la lattina ha avuto anche un meraviglioso uso divulgatore) ognuna di noi, sentiva che qualcosa succedeva. Era come se l’intera giornata, a volte le tensioni di giorni, svanissero.
Potere taumaturgico di una risata. Della cattiveria femminile nel descrivere gli uomini, nel picconarli. Zero inibizioni e preconcetti, mille attenzioni e mille parole.
Pezzi di donne che unite fanno un insieme. Dove tutte inseguono ancora sogni, anche se hanno smesso di crederci. In fondo sanno che non lo faranno mai, perché sono donne. Anche qui zero e mille.
Perché sono vere, anche quando sconvolgono un intero ristorante, con le loro conversazioni, con confessioni e racconti da “spogliatoio maschile”.
Hanno imparato a prendere ciò che vogliono. A sapere ciò di cui hanno bisogno, a non accontentarsi, a ridere di se stesse.
Sempre e comunque.

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