domenica 26 dicembre 2010

venerdì 24 dicembre 2010

mercoledì 8 dicembre 2010

L'abbraccio

…Per terra, accanto ai piedi di Ben e della mamma, camminava una lunga fila di formiche. Forse mille. Si somigliavano moltissimo, mille formiche identiche. Ma quando Ben le guardò da vicino vide che una camminava veloce e un’altra piano. Una si sforzava di trascinare una foglia grande e un’altra trasportava soltanto un chicco di grano. E ce n’era una, piccolina, che correva avanti e indietro a lato della fila. Ben pensò che forse quella formichina aveva perso i genitori e li stava cercando.
«Questa formica lo sa che non c’è nessun altra al mondo come lei?», domandò.
«Questo non lo posso sapere», rispose la mamma.
Ben ci pensò un pò su, poi disse: «Non lo puoi sapere perché tu non sei lei?».
«Sì», confermò la mamma, «perché io non sono lei».
La formichina rientrò finalmente nella fila e riprese a camminare con le altre. Ben pensò che forse le due formiche grandi che le camminavano accanto erano i suoi genitori. «Allora di ogni persona ce n’è solo una al mondo?» domandò Ben.
«Sì, ce n’è solo una», disse la mamma.
«E perciò sono tutti soli?».
«Sono un po’ soli ma sono anche un po’ insieme. Sono sia l’uno sia l’altro».
«Ma com’è possibile?».
«Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico», spiegò la mamma, «e anch’io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola».
«Allora abbracciami», disse Ben stringendosi alla mamma.
Lei lo tenne stretto a sé. Sentiva il cuore di Ben che batteva. Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
«Adesso non sono solo», pensò mentre l’abbracciava, «adesso non sono solo. Adesso non sono solo».
«Vedi», gli sussurrò mamma, «proprio per questo hanno inventato l’abbraccio».


David Grossman - estratto da L’abbraccio

lunedì 29 novembre 2010

Il sottile filo tra amicizia e amore

Sabato sera con amici intelligenti, brillanti e acuti. Una rarità.
Momenti di distensione e di pace, chiacchiere senza un filo logico. Poi d’un tratto una domanda: Ma qual è il filo che divide amore e amicizia?
Gli sguardi cambiano e ognuno s’interroga, scavando nelle proprie vite, nei vissuti e nei presenti.
Cercando di trovare una risposta.
Di pareri ne abbiamo dati, ma in effetti ancora oggi credo che molte porte siano rimaste aperte.
Ora ho deciso analiticamente di scandagliare l’argomento, provando a fornire argomentazioni e rimettendo insieme i pensieri dei presenti alla conversazione, ma anche quelli di altri interrogati.
Prima certezza, eletta a pieni voti: il sesso non è il primo sospettato.
O meglio sarebbe tra i soliti sospetti, ma c’è di più.
In un mondo dove il sesso è la cosa più semplice da trovare forse diventa ancora più complesso usarlo come spartiacque per l’attraversamento tra le terre dell’amicizia e quelle dell’amore.
Nemmeno Mosè troverebbe soluzione, anche a lui verrebbe difficile aprire le acque. E poi le terre di mezzo, grazie al Signore degli anelli, sono tornate di gran moda.
Perché a volte l’attrazione c’è anche nell’amicizia ma non è detto che sia di tipo sessuale, o meglio potrebbe anche esserlo, ma di quel fremito impercettibile che serve a ribadire la differenza di genere, non necessariamente animalesca passione.
C’è sempre una brezza di seduzione, Borges diceva che l’amicizia fra un uomo è una donna è sempre un poco erotica, anche se inconsciamente. Forse è vero, ma questo non mi ha mai impedito di avere amici uomini, con cui ho condiviso momenti, giorni e pezzi di vita.
Amici veri, alcuni li ho amati profondamente, ma di un amore diverso.
Forse la differenza sta nel tipo d’amore.
Uno è puro, aulico, non intaccato dalle regole del potere, che ogni amore ha all’interno. Privo di dinamiche relazionali. L’altro invece è l’amore romantico, passionale, quello che da anni ci propinano, quello che fa pronunziare a Nicholas Cage una delle battute migliori da Stregata dalla luna: "L'amore non semplifica le cose, sai; quello che trova distrugge: ti spezza il cuore.
Ma noi, noi non siamo qui per cercare la perfezione: i fiocchi di neve sono perfetti, le stelle sono perfette, non noi, non noi.
Noi siamo qui per distruggere solo noi stessi e per spezzare i nostri cuori, per innamorarci delle persone sbagliate e per morire. Dimentica i romanzi d'amore, sono tutte balle."
Perché spesso la triste verità è che siamo cresciuti a pane e balle. Ci hanno raccontato di amori fantastici (quasi sempre tragicamente finiti) di passioni oltre il tempo e le difficoltà (della serie “l’amore è cieco ma la sfiga ci vede benissimo) di sentimenti intatti e perfetti. Ma la vita non lo è e allora?
E allora succede che poi nel vivere ti accorgi che era tutto finto, oggi più di ieri.
Ti accorgi che quello che vorresti non sta sempre in un'unica persona, che forse per riuscire ad avere almeno una briciola di quello che cerchi ti tocca fare come le api e prendere il meglio da ogni fiore.
Questo non vuol dire dividersi tra 3 amanti, 4 fidanzati e 5 corteggiatori, ma potrebbe semplicemente dire avere un paio, diciamo fino a 3/4 uomini importanti nella vita, ognuno con un ruolo diverso.
Così cuore, mente, passione e tenerezza interagiscono come in un caleidoscopio colorato. A volte il sesso nemmeno può entrarci, o forse può pure stare fuori dalla triade. Perché le esperienze si arricchiscono di reciproche diversità. E gli affetti reggono, se le loro radici si saldano nella terra di valori comuni e di battaglie condivise, nei giochi di testa, nelle tenerezze ogni volta ritrovate di una solida complicità. Acrobazie, comunque. Acrobazie affettive, forse continui equilibrismi su quel filo sottile tra amicizia e amore.
L’argomento è aperto e la conversazione è in corso.
Anzi direi che la conclusione potrebbe rimanere perennemente aperta e mi affido a Oscar Wilde:"Se hai trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le domande che ti sei posto non erano quelle giuste".
Chi mi conosce sa che sono famosa per le domande difficili.

lunedì 22 novembre 2010

Dove vorrai

Non serve strappare le pagina della vita, basta saper voltare pagina e ricominciare.
Jim Morrison

Ora ne sai abbastanza da non dover più seguire per forza il modello di qualcun'altro, o continuare a ripetere il tuo.
Puoi cambiare lo schema a tuo piacimento, migliorarlo, perfezionarlo. Adattarlo e improvvisare.
Fai ciò che è meglio per te. Le tue capacità ti porteranno dove vorrai

lunedì 15 novembre 2010

Partenze e arrivi

"Secondo Proust, i paradisi migliori sono i paradisi perduti. E' una frase giustamente famosa. Io mi permetto di aggiungere che forse esistono paradisi ancora più attraenti dei paradisi perduti: sono quelli che non abbiamo mai vissuto, i luoghi e le avventure che intravediamo laggiù - non alle nostre spalle, come i paradisi... perduti che ci riempiono di nostalgia, ma davanti a noi, in un futuro che un giorno forse, come i sogni che si avverano, riusciremo a raggiungere, a toccare. Chissà, forse il fascino del viaggiare sta in quest'incanto, in questa paradossale nostalgia del futuro. E' la forza che ci fa immaginare - o illudere - di fare un viaggio e trovare, in una stazione sconosciuta, qualcosa che potrebbe cambíare la nostra vita."
Marcello Mastroianni

A volte può succedere, accade tutto e non accade nulla, ma tu sai con certezza che la tua vita è cambiata. Che è un nuovo inizio.
Che sei gabbiano pronto a spiccare il volo, senza rimpianti, senza lacrime, con la sicurezza di portare in se quella meravigliosa primavera e ogni singolo minuto condiviso.
Per sempre, inseguendo il mare.

venerdì 29 ottobre 2010

Il sottile piacere di vivere

Accadono cose nella vita che sono come domande. Passano minuti o anni e poi la vita risponde.
Alessandro Baricco



giovedì 21 ottobre 2010

lunedì 11 ottobre 2010

Delle uova e dei meccanici

Recentemente ho fatto i test per le intolleranze e tra le cose da evitare ci sono le uova, che fortunatamente non stanno in cima alla mia lista dei cibi preferiti. Però come tutto, quando sai di non poterlo mangiare, cominci ad averne voglia.

Stasera però un’amica, una di quelle vere, che ha patito, sofferto, si è rinchiusa e protetta, ha pubblicato un link con il finale di Io e Annie.

E soprattutto l’ho chiamata e per la prima volta dopo mesi l’ho sentita raggiante.

Di quell’euforia inspiegabile, folle e magnifica che solo gli inizi di una storia d’amore sanno dare.

Dove tutto sembra possibile e smetti di farti domande, ti scontri con l’impossibile e ti senti vincente.

Così mi sono tornate in mente le uova.

Perché– come spiega Woody Allen- i rapporti uomo donna sono come le uova e non possiamo farne a meno.

Ed ho cominciato a rigirare i pensieri, trovando l’ironia della mia intolleranza alle uova.

Però poi ho sorriso ed ho riflettuto sul fatto che anche le intolleranze sono momentanee, anzi precarie.

Come cita Bauman Zygmunt, sociologo e filosofo polacco, che nel suo "Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi" sintetizzò l'universo delle problematiche amorose spiegando che non c'è nulla di programmabile in esse, se non la loro precarietà. Già nel 2003 aveva definito l'amore "un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile", arrivando con anni di anticipo alla “saggezza” che mi pare d’aver acquisito dopo lunghi periodi di tempeste, burrasche e maremoti, ovvero che c’è un unico modo per prevedere il futuro di una relazione: viverla.

Così stasera mi sono commossa per la mia amica e tengo le dita incrociate per lei, perché duri il più possibile e perché le regali sensazioni uniche.

Esattamente come oggi mi ha commosso una canzone che mi è stata inviata per mail.

Fix you dei Coldplay.

"Le parole, devi stare attenta alle parole" così c'era scritto.

“When you try your best, but you don't succeed

When you get what you want, but not what you need

When you feel so tired, but you can't sleep

Stuck in reverse

And the tears come streaming down your face

When you lose something you can't replace

When you love someone, but it goes to waste

Could it be worse?

Lights will guide you home

And ignite your bones

And I will try to fix you”

Così tra meccanici, tagliandi e uova stasera mi ripeto qualunque cosa succeda, non ne possiamo fare a meno. Delle intolleranze, delle uova e della precarietà. In una semplice parola: vita.



giovedì 30 settembre 2010

Piccole debolezze da assecondare

"Non desideriamo cose facili, desideriamo cose grandi, cose ambiziose, fuori portata.
Esprimiamo desideri perchè abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo paura e sappiamo di chiedere troppo. Però continuiamo ad esprimere desideri perché...qualche volta, si avverano"
Grey's Anatomy

Lo stesso dicasi per i sogni, al di là della paura

giovedì 23 settembre 2010

Le regole del gioco


C’è una frase che ripeto spesso a me stessa e a chi mi sta intorno: “Il gioco è cambiato. Le regole sono cambiate: ce ne sono infinitamente di più, e infinitamente meno definite” Ciò che lo rende difficile, il gioco, è che apparentemente non ha più regole.

Tutto è consentito, tutto è possibile.

Siamo nel regno dell’illimitatamente probabile, dell’illimitatamente possibile. E’ come dire: voglio giocare a Risiko usando i tarocchi invece dei dadi, e arrivare con le truppe armate al Parco della Vittoria (e magari senza passare dal Via!).

Certo il Monopoli ora ha le carte di credito e il posse, rispetto ai miei tempi…

Ma vale per tutto. Il dramma è che si va verso la sconfitta rovinosa, senza che si sia nemmeno capito che diavolo è successo nel frattempo.

Il fine ultimo di questo nuovo gioco non dovrebbe essere quello di portarsi a letto qualcuno, ma quello di rendere indimenticabile un momento – anche se è destinato a restare solo un momento. Il fine ultimo di questo nuovo gioco dovrebbe essere quello di capire che l’obiettivo finale è mobile, sfuggente, misterioso, e che proprio nella scoperta di questo mistero c’è la bellezza del gioco stesso.

sabato 11 settembre 2010

Presenze

Le parole tra noi leggere. Quelle che ci conducono ogni volta verso un nuovo piccolo o grande traguardo. Piccole orme come ti scrissi. Ancora anniversari, giorni e mesi passati a confrontarci. A ripeterci a vicenda le cose che dobbiamo imparare, a sfidarci, a ridere, ad ascoltare musica, guardare film, a sostenerci. Semplicemente ad esserci. Senza ma, senza perché. Senza inutili spiegazioni. Solo noi. Abbiamo sommato passi su passi da quella prima conversazione, altri ne faremo. Incontreremo altre facce, ci scontreremo, mi sottoporrai a mille dei tuoi “tagliandi” e ti spingerò a riflessioni improvvise. Sarai ancora qui ad offrirmi il tuo abbraccio.
Magari ci perderemo, accadrà domani, forse no. Di certo non dimenticheremo, non io. E non è per la mia memoria, non è perché sono maledettamente attaccata al passato, ma perché tu mi completi.
Perché come diceva Carrie Bradshaw: “Del resto le stagioni cambiano, e così pure le città. La gente entra nella tua vita e poi ne esce, ma è confortante sapere che coloro che ami rimangono per sempre impressi nel tuo cuore.”

lunedì 30 agosto 2010

Pupi siciliani

Strane coincidenze. Mentre guidavo oggi riflettevo sul fatto che avrei voluto scrivere qualcosa sui pupi. Le avventure cavalleresche dei Paladini di Francia con le figure di Orlando e Rinaldo, Gano di Magonza e Angelica. L'innamorato che perde il senno e finisce sulla luna, ripreso dall’Ariosto. I paladini e la dama, l'onore e la passione.
Così antico e così moderno. Il teatro delle marionette, regolato nel Settecento da un preciso codice, che diventa uno spettacolo popolare radicalmente nuovo: “L’Opera dei Pupi”.

Il Teatro dei Pupi, gestito da “opranti” che si tramandano il mestiere, si sviluppa prevalentemente nella Sicilia dell’Ottocento, segnando il passaggio dalle marionette ai pupi armati, vestiti in modo sfarzoso e mosse da aste metalliche, ma soprattutto con l’esigenza di forme di cultura che fissassero nuovi modelli ideali di comportamento e di valori quali la forza, la destrezza, il coraggio, la lealtà, la fede.

I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio.

E per rimanere nella classica dualità dell’Isola hanno due scuole: la palermitana e la catanese. Ovviamente in quest’ultima c’è una concezione più tragica, sentimentale e realistica.

Non so se riserverei per me il ruolo di Angelica o quello di Orlando.
In fondo in questo mondo, nella società in cui vivo faccio fatica a capire da che parte sto. Maschile e femminile, due mondi paralleli che non s'incontrano, si camminano accanto, si sfiorano, non si ascoltano.
Chi -come me- vive la dualità per Dna, per posizione geografica, forse solo per essenza, si trova sempre ad essere un'anima divisa in due, senza raggiungere mai quella pienezza che il congiungersi delle differenze può dare.
Così sguaino la spada, dichiaro guerra ai Saraceni, mi agito in maniera teatrale, con gli occhi bistrati, la barba finta e l'ardore e l'irruenza del guerriero. Colui che sfida la morte per l'onore, per l'amore, per la fede. Combattere per vedere riflessi i propri problemi reali, ingiustizie, soprusi, pene d’amore, nell’eterna lotta tra il bene e il male
Oppure mi ritrovo Angelica, donzella determinata e apparentemente sperduta, incerta sulle scelte, desiderosa di attenzioni e poi indomita testarda. Piena di contraddizioni, di parole da inseguire e di desideri da abbandonare.

La pupa siciliana, come ha detto oggi mr. C. Una pupa che crede di muovere come un puparo. Il burattinaio magico, l'essenza del demiurgo che e' in lui.

Plasmare la sua mente, guidare le sue azioni, renderla migliore direbbe lui.
Ma lei, o meglio io, sono realmente una pupa?
Anche lui sa bene che non e' così facile orientarmi, che scalcio, recalcitro, che sono pensieri e azioni indipendenti. Che a volte non gli piace quello che faccio, come spesso io detesto alcuni suoi comportamenti. Burbero irascibile, egocentrico narciso, preso solo da se stesso. Crudele, abile a scovare al primo istante il punto debole. Capace di assolute presenze e di assenze assordanti.

Se fossi una pupa siciliana, ogni ciclo, che si svolge nel corso di numerose puntate anche della durata di mesi, sarebbe preannunciato con un “Avviso” che rileverebbe gli aspetti salienti dell’azione, dipinte con pennellate rapide e colori sgargianti ed esposti all’esterno del teatro. Così saprei prima quale storia scriverà per me il puparo.

Invece è vita reale, nessun avviso, solo scontri e attacchi. A volte solo la sensazione di non mostrare una parte di me, di doversi difendere e proteggere.

Tirare la corda, fino a che si spezzerà, difficilmente troverà il suo equilibrio.

In fondo anche questo è il bello del gioco.

Nell’opera dei pupi lo spettacolo però è in genere chiuso dalla farsa.

E qui come sarà il finale?

domenica 22 agosto 2010

Istanti

Il mare è seguire, momento per momento, i cambiamenti dell'onda e del vento. E' l'orizzonte a cui tendere

giovedì 15 luglio 2010

Silenziosamente

Ci sono istanti in cui il silenzio è il compagno ideale.
Ritrovo le parole e bastano solo le note di Keith Jarrett


What else?

sabato 26 giugno 2010

Ormoni e neuroni

Estate, stagione di leggerezza, di nuovi fermenti, di voglie e desideri.

Di pelle ambrate, seduzioni olfattive, di trasparenze, sensualità e gambe libere, di corpi scoperti e calore. Il sole e la luna comandano, a volte il vento caldo può farci perdere la ragione, come in quei paesi arabi dove quando soffia forte lo scirocco, puoi trovare giustificazioni meteorologiche alla follia degli uomini. Perché è pazzia indotta, dal caldo afoso che impedisce alla mente d’essere lucida.

E gli ormoni vanno a spasso liberi. Girano tra gli ombrelloni, tra gli uffici dove l’aria condizionata non spegne l’ardore, tra aperitivi in riva al mare o su terrazze con vista, tra bagni di folla in cerca di contatti.

Sono le condizioni di sempre, le solite già citate macellerie del sesso pret a porter, dove tutto è facile, veloce, consumato e digerito.

Dove stereotipi della società si ripropongono, escono dallo schermo televisivo, dalle cene politiche, dai convegni professionali, dalle copertine dei rotocalchi rosa e si materializzano in microcosmi sociali che durano due o quattro ore.

Gli ormoni sono assoluti protagonisti, invece i neuroni sono i perdenti. Sono particelle di sodio solitarie in spazi troppo grandi. Solo che questi non urlano: C’è nessuno? Perché stanno egregiamente da soli.

Perché spesso non si può avere il tempo di pensare a cosa mettersi, al colore dello smalto, alla camicia giusta, ai capelli in stile Fabrizio Corona, al trucco da Lolita o alla mise genere Gregoraci prima di diventare madre.

Non si può pure chiedere a chi fa una vita complicata, fatta di lavoro interinale, di precariati e call center, di provini per il Grande fratello edizione 25, di pensare pure a trovare gli argomenti. E’ già un’impresa trovare il colore giusto per i colpi di sole o avere il tempo per la depilazione, siamo uomini e donne sopraffatti dalla velocità. Abbiate pietà!

E poi di cosa si dovrebbe parlare? Di politica? Meglio evitare, argomento spinoso, con un alto tasso di litigiosità e con un unico vero modello irraggiungibile che farebbe venire la depressione a chiunque. Ovvero lui, nostro signore Silvio da Arcore, l’uomo dei sogni, Quelli degli altri e i suoi (oserei dire più dei suoi bisogni – processuali soprattutto-). Allora tentare con l’attualità…ci sono i mondiali, però le donne non sempre apprezzano e poi vista la figuraccia dei campioni del mondo 2006, voltiamo pagina. Rimane la moda, il gossip, i luoghi comuni e il personale.

In ordine: la moda per un uomo fa subito gay e per una donna è indice di frivolezza; il gossip funziona sempre ma il dilemma è “ Locale o nazionale – internazionale?”.

Angelina e Brad si sposeranno in Italia? George Clooney è etero o gay? Falco, il povero bambino di Briatore, supererà lo shock da sequestro di mega yacht? Oppure buttarsi sul sano pettegolezzo della porta accanto? Sul genere: ma tu lo sapevi che Maria sta con Riccardo e Marco contemporaneamente? E tutti sono più o meno consenzienti?

Anche lì è rischioso, perché potrebbero trovarsi davanti a due tipi di risposte. La prima: Beati loro almeno hanno il meglio e da lì essere tacciati di assoluti libertini e gente di pochi valori. Oppure la seconda: partire con una crociata da neo conservatori o da ciellini in vena di predica e si è rovinati per almeno venticinque minuti. A quel punto in entrambi in casi non si è arrivati all’obiettivo finale. Anzi ci si è drammaticamente allontanati dal possibile “contatto”.

Rimangono i luoghi comuni, tipo non esiste più la mezza stagione, che invece quest’anno, a giudicare dal clima sta pensando di ritornare, in barba a noi e al nostro vano tentativo di comunicare. Allora rimane il personale.

E che ci si dice?

Chi è più abituato a mettersi in gioco a raccontare ferite, fallimenti e dolori, chi ha voglia di scoprire un solo singolo frammento dell’anima? No questo decisamente è da escludere, sarebbe come presentarsi quasi come i disperati del mare. Come immigrati in cerca di un mondo migliore. Pronti a sconfiggere il mare, le fatiche pur di approdare ad un porto. E l’altro avrebbe già davanti il gommone che affonda, la fame e la sete. Immagini apocalittiche che lo indurrebbero a scappare alla seconda parola.

E allora ci si butta, sul : Come stai? Che tanto non vuole dire nulla, non vuole sapere nulla e poi può essere richiesto pure al secondo giro d’incontro nella stessa serata.
Al limite se qualcuno/a si dovesse ricordare che l’avete già chiesto, si può provare ad essere brillanti e dire: Beh ma era un’ora fa, tutto può cambiare.

Attribuendo al destino poteri meravigliosi e a voi entusiasmo e voglia di sogni.

Così i neuroni sono diventati anch’essi specie protetta.

Vorrebbero un sindacato, qualcuno che li difenda. Perché magari qualcuno arriva anche a possederne quattro o cinque e sta già sviluppando il concetto di cooperativa, pensa che unendosi il mondo sarà migliore.

Ma la domanda che spesso mi pongo, osservando questo meraviglioso circo, con scopi puramente antropologici è : Chi lo vuole realmente migliore?

In fondo con un solo neurone si potrebbe vivere egregiamente, mentre mi aggiro con il mio cocktail in mano, curiosa di carpire frammenti di conversazioni, mi sembra che i protagonisti della serata sono felici, raggianti.

Donne che non ricordano che Pasqua cade sempre di domenica e uomini per cui il condizionale potrebbe essere una variazione allo schema di gioco della nazionale.

Loro sono anime felici. Semplici e diretti.

Dovrei fare dei corsi intensivi, con sessioni speciali.

Tutto sarebbe più semplice. Incarnerei l’ideale di molti maschi italici, compreso qualcuno a cui sono molto legata. Ma ho il vago sospetto che in molti stiano mentendo.

Perché in fondo i neuroni hanno una funzione interessante, quando girano e creano sinapsi nel cervello stimolano pure l’endorfina, che poi è l’ormone della felicità.

In fondo non sono una dicotomia, sono come specchi riflessi.

E trovare neuroni e ormoni in una sola persona, non sarebbe poi male.

Perché per qualche cervello bacato e complicato – come il mio, per esempio- esiste ancora un universo parallelo dove gli aggettivi seducono,i sostantivi annoiano, e gli uomini che sanno usare il congiuntivo possono, con la sola parola, essere fonte d’orgasmo.

E i verbi al condizionale? E gli avverbi?



mercoledì 16 giugno 2010

Libertà e nuovi capitoli



Basta un semplice gesto, una firma su un foglio per riflettere su come a volte la vita ti porti lontano o vicino a dove avevi immaginato d’essere.

Ieri mi sono chiesta se la parola divorzio sia un fallimento o se piuttosto faccia pensare al

ricominciare. A mettere un punto fermo sul passato e riprendere, con
una leggerezza maggiore, il proprio percorso. E' come un senso di
pulizia, di space clearing. Laddove lo space è la tua anima. E'
chiudere un capitolo. Per essere veramente pronti ad aprirne un altro.

Devo ringraziare gli incontri straordinari e casuali della vita per avermi invitato a questo pensiero.

E’ vero dalla separazione in poi ho ricominciato in tutti i sensi.
A vivere, a sentire, a essere. Anche se nel Dna drammaticamente siciliano, c’è sempre un po’ dell'anima cupamente cattolica di una Catania sovrastata dalle volute barocche e dal nero della pietra delle sue chiese, a soffiarmi nell'orecchio il concetto di colpa.
Come mi ha giustamente ricordato qualcuno.

Oggi voglio giocare con la mia parte anticonvenzionale, con quella consapevole di me.

Ripetermi solo: “Remember you are yourself”.

Dimenticando la tristezza e pensando solo al senso di liberazione.


"Il lupo perde il pelo...io perdo le occasioni...ma non so perdere il vizio delle emozioni..."

Lorenzo Cherubini - Jovanotti



Foto Page in the book of life di Red Bull Addict



martedì 15 giugno 2010

Someone, somewhere

Sento nell'aria molta incertezza. Le mie amiche stanno esaurendo le ultime dosi di pazienza e si dice che Giobbe al loro posto l'avesse esaurita da tempo. Mi associo anch'io.
Eppure oggi non riesco ad essere d'accordo con chi mi ha scritto: "Gli uomini hanno una paura fottuta di rimanere soli e per mascherarla farebbero qualunque cosa. Anche fingere la voglia di libertà. Loro assumono puntualmente questo ruolo del "non mi voglio legare-non voglio una relazione stabile-non stiamo insieme, ci stiamo solo vedendo" secondo me solo perché hanno una paura folle di essere traditi e lasciati. Anche i più fardalloni, anche i più spacconi, i più duri...
E che palle!! Che palle davvero. L'unica cosa sensata che mi viene da dire è di non investire nei sentimenti! Non ne vale la pena. Le relazioni dovrebbero solo essere una piccola parte in un progetto molto più grande, il progetto della vita, della nostra vita. Il centro di tutto siamo noi e loro solo un dettaglio nel piano generale.
Lo so, sembra atroce. Ma ci fai caso che non ce n'è uno buono manco a pagarlo??"

Dissento, dissento. Leggo e ascolto spesso risentimento e rancore nelle parole delle donne, accalorate dagli eventi, dalle emozioni e da una "museruola" che non ci appartiene ma che c'imponiamo.
E' vero quello che scrive la mia amica sull'incomunicabilità, ma perché accade?
Perché siamo tutti terrorizzati, tutti in preda alla paura.
Quello che la società richiede è di essere belli e felici, se non sei così sei out. E tutti vivono male.
O meglio vive male chi cerca la verità, chi non guarda alle convenzioni, agli stereotipi, chi vuole l'essenza. Ovvero donne come noi, come Carrie e le sue amiche.
Gli uomini e le donne (sì lo facciamo pure noi) fingono di amare la libertà, vivono in equilibrio, forse lo trovano pure un equilibrio precario, ma in pochi sono disposti a rischiare.
Personalmente ho rischiato, più di una volta. Con un lungo e tortuoso percorso di parole, ma anche di domande che inchiodavano ogni volta. Inchiodavano un uomo a se stesso, alla verità, a prendere atto della realtà che vivevamo. Con la maggioranza ne sono uscita delusa, ma esistono le eccezioni. Ed in quel lui che potrà essere un'eccezione, che bisogna credere. Forse perchè magari si riesce ad esserlo entrambi, perché dall'incrocio se ne esce più forti. Eppure è una rarità.

Per una volta non riesco ad essere d'accordo con la mia amica su un punto.
Ed è quel punto che oggi è mosso dalla rabbia.
Non so quale saggio indiano, ma avrebbe potuto dirlo una nonna d'altri tempi, diceva: "Né più né meno di te." Decisamente non ho mai seguito questo consiglio, almeno nel passato, sbagliando clamorosamente.
Adesso è nell'equilibrio che credo stia la ricerca.
Cosa importa chi sia il migliore? Tu, lui...secondo me è esserlo insieme che
conta. Condividere un sogno, magari semplice e banale, e saperlo fare insieme. Sembra una cosa semplicissima, dovrebbe esserlo, invece è complicato. Essere migliori insieme, sapersi stimolare, apprezzare, ironizzare, spingere o invitare a mollare. Questo fa di un'unione un successo, quando insieme si affronta il mondo e se ne esce vincenti. Qui di dettagli, esseri centrati su stessi e psicanalisi ne vedo tanta, costantemente. Quello che manca è quello slancio verso un provarci a fare le cose insieme. Il problema oggi tra uomini e donne sta in questo.
Non so se non ce ne sia uno buono in giro, forse sarà anche così ma non voglio credere che il genere umano si sia estinto.
Penso che di cuore e cervello ce ne sia ancora, basta solo superare l'amaro che si ha in bocca.
Il cammino è lungo, sentieri impervi, strade di mare e sterrate da percorrere con i nostri tacchi, con andatura sexy e traballante, perché siamo centrate su di noi, ma abbiamo ancora la voglia di avventurarci nel mondo. Nella selva di emozioni da trasformare in sentimenti. Noi non molliamo, mai. Alla mia amica ho scritto: "Digeriscilo questo rancore, abbandonalo. Apri il cuore e osserva, il meglio di noi, di chi ci sarà o di chi incontreremo deve ancora arrivare. Ma non cercare qualcuno migliore, cerca solo qualcuno che sia giusto per te, che sia l'incastro perfetto di cui
scrissi una volta - che poi era tutto fuorché che perfetto- . O meglio ancora cerchiamo qualcuno che ci ami per le nostre imperfezioni e da amare per le sue e insieme diventeremo migliori.
Di quest'essenza dovrebbe essere fatte le coppie. Oggi noi siamo singoli elementi, quella fusione non l'abbiamo provata. Forse non ci sarà data, ma non inganniamoci con luoghi comuni, siamo troppo brillanti, intelligenti e anticonvenzionali per farlo. Soprattutto siamo troppo lontane dal farci distruggere da rancori e rabbia."

domenica 30 maggio 2010

Ego e dintorni

Una delle cose che adoro fare è perdermi in una città. Che poi non è proprio perdersi, è solo non avere meta, apprezzare il cammino, i passi sul selciato, il rumore dei tacchi. Gli occhi che vagano, guardare monumenti, vetrine, visi, piccoli dettagli apparentemente insignificanti che danno il senso. Perché sono irrilevanti ai più.

Riflettendo sul nulla, sull’essenza , su entità che si incontrano, sulle attrazioni, sugli uomini e sulle donne.

Camminare senza dover raggiungere, solo per il gusto di assaporare, per scoprire con il cuore, lasciandosi rapire da se stessi, dai pensieri che non si ha il tempo di ascoltare. Dalla concentrazione, dal proprio ego.

Perché esiste, ci sostiene, dovremmo curarlo ogni tanto questo Ego.

Imparare di più dagli uomini. Qualcuno in particolare, loro non dubitano come noi.

Carrie vacilla, saranno i tacchi…o forse è solo quell’abitudine a pensare che dovrei essere diversa, migliore. L’abitudine a sentirmi estranea e altrove.

Invece Mr. C si muove con un riflettore puntato addosso. E cattura la luce, si pasce di sé. I dintorni ruotano intorno a lui.

Leggero come un aquilone. Mentre io – come dice lui- ruoto tra tre mondi diversi.

Dovrei concentrarmi di più sull’ego e i dintorni.

Per oggi mi concentro sulle parole e sulle voci che sono diventate costante piacevole abitudine.

Sulle parole leggere come aquiloni



Foto Aquiloni di Cercatore

lunedì 24 maggio 2010

L'istante

Broncio istantaneo

venerdì 14 maggio 2010

Poesie e giochi di parole


"Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere" Emily Dickinson

Perchè scrivere è come baciare senza labbra, scrivere è come baciare con la mente...ricordi?

domenica 2 maggio 2010

Carrie e Mr....

Ogni Carrie che si rispetti ha innegabilmente almeno quattro cose fondamentali nella sua vita:

Se stessa, l’amore per la scrittura, le sue amiche e “last but not least” Mr. Big .

Perché per quanto possiamo far credere di adorare la definizione “femminile singolare” poi quel sottile brivido lo inseguiremo per sempre.

Così il mondo delle donne è pieno di Mr. Big.

Quello che ogni volta che lo vedi proprio non puoi resistere, anche se sai che finisce male, anche se sai che puoi solo soffrire, anche se sai che non sarà mai quello giusto.

Non te lo sai spiegare, ma c’è sempre qualcosa che vi impedisce di fare sul serio. Sono sbagliati i tempi, siete sbagliati voi, oppure semplicemente, in fondo in fondo, sapete entrambi che la quotidianità ucciderebbe quello che di speciale c’è fra di voi.

Eppure non si può proprio evitare. E ogni volta che torna, gli permetti di mettere alla prova tutto quello che hai costruito.

E lui, con un solo soffio, con una sola notte, ti fa capire che era tutto, di nuovo, solo un’illusione. Perché per Carrie Mr. Big stava per big love ( le dimensioni qui non c’entrano).

Ecco questo è una caratteristica dell’universo femminile, inseguire qualcosa che sai già sarà un’illusione. Anche un Mr.Big può essere superato.

E siccome le storie vanno raccontate, le sceneggiature scritte, condite con ironia e i ruoli interpretati, ho deciso che in questo blog è giunto il momento di cambiare un po’ le carte, di giocare, di inventare e di narrare e…di inserire un Mr. C.

Sul significato della C sono aperte le scommesse.

Unico indizio al momento è l’entrata in scena, sipario appena alzato.

Sulle battute, i gesti e i comportamenti mi muovo con la solita cautela, facendomi guidare da un sano istinto di diffidenza, condito con pizzico di scetticismo per il genere, spirito d’avventura, l’inguaribile voglia d’essere travolta, la speranza di non dover dire

“eccone un altro uguale a tanti”, l’incrollabile fede nell’ironia e il sogno di poter essere stupita.

Saranno gli strani effetti della primavera?

Chi conosce bene questa Carrie, sa che è sempre il momento adatto ad una nuova sfida.

Tenendo presente che il traguardo lo pronunzia Carrie Bradshaw nell’episodio finale di Sex and the City: « Se trovi qualcuno che ti ama come tu ami te stessa, è fantastico »



giovedì 29 aprile 2010

giovedì 15 aprile 2010

Jet lag

Per continuare a rivendicare il diritto di poter essere diversi, pecore nere confuse e pure felici alcune volte.
Rubo da Navi in bottiglia.

E di nuovo voli a New York. Atterri, ti sistemi e senti la vocina che ti dice: non ti addormentare, non darla vinta al jet lag, resisti. Poi ti chiedi: e perché? Perché non dormire dalle 17 alle 2 poi si vedrà. Che c'è di male nel jet lag?

Jet lag significa stare a occhi aperti mentre gli altri dormono. Continuare a credere in certe idee senza più credere negli uomini che le incarnano (ma mica perdi la fede in dio per colpa dei preti pedofili). Significa scrivere e non leggere quasi più (perché molti giornali non li capisci e molti altri li capisci fin troppo, molti libri sono stupidi e molti troppo furbi, e tutto è troppo).

Jet lag significa bestemmiare in qualunque chiesa e pensare che oddio un governo Di Pietro no, le trasmissioni di Santoro lui le deve poter fare e tu poter non guardare, che Luttazzi ha la sindrome di Tourette e non bisognerebbe riderne, che troppi appelli, troppe denunce, troppi allarmi spengono tutto. E al momento giusto mancherà l'energia.

Jet lag è continuare a chiamarsi fuori quando ti dicono che è vietato, perché chi mette divieti è comunque potere, è essere spietati nelle analisi e indulgenti nelle conclusioni, giudicare ma fino a prova contraria e appello, continuare a studiare quando tutti hanno chiuso i libri. E' essere se stessi in un modo diverso, che si è imparato, perché solo gli imbecilli nascono geni.

Gabriele Romagnoli

Foto di Babstips

mercoledì 7 aprile 2010

La tua vita è la tua vita



Il Cuore che ride

La tua vita è la tua vita.
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina del...l’arrendevolezza.
stai in guardia.
ci sono delle uscite.
da qualche parte c’è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dei ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
la tua vita è la tua vita.
sappilo finché ce l’hai.
tu sei meraviglioso gli dei aspettano di compiacersi in te.

Charles Bukowski

Foto