domenica 12 luglio 2009

Per un amico


Dovunque tu sia andato, vorrei ricordarti così. Con le tue parole, con il tuo dono di saper scrivere, la curiosità per la vita e quel credere ancora.
Anche quando sembra non esserci più speranza.
Ciao Enrico, mi mancherai

Lo confesso: sono un coglione, come ci ha elegantemente definito ­ con il sorriso sulle labbra, per carità! - il nostro presidente del consiglio.Sono un italiano di quelli che credono nella magistratura e nella giustizia, nel rispetto delle regole, in un paese che non sia dominato dai furbi, un paese senza privilegi ma con i diritti di tutti rispettati in ugual modo. Sono un coglione: pago le tasse fino all'ultima lira, posteggio all'interno delle strisce blu, faccio la fila aspettando il mio turno, non insulto chi la pensa in modo diverso da me. Voto per il centro sinistra, sono di sinistra, ma non credo che chi vota a destra sia un pericoloso nemico, che vada rinchiuso o insultato. Credo che la politica sia confronto di idee, anche aspro, ma che rappresenti modi e ricette diverse per amministrare le città, la regione, il Paese. Per riequilibrare le disuguaglianze. Per consentire a tutti di avere opportunità uguali e uguali diritti. Sono un coglione e non me ne pento. Ho deciso, per la prima volta nella mia carriera, di prendere ufficialmente posizione. Perché credo sia giusto, in un momento come questo, contrapporre alla logica degli insulti, che ha contrassegnato la più brutta campagna elettorale che io ricordi, quella dell'assunzione di responsabilità. Credo che ai nostri figli, ai nostri studenti, ai nostri ragazzi vada insegnato il senso dell'onore e dell'orgoglio per le proprie idee, senza paure e senza ipocrisie. Figlio del dialogo, di cui non bisogna avere mai paura, della disponibilità a parlare con gli altri per affermare le proprie convinzioni ma senza demonizzare chi la pensa diversamente. Sono un coglione e non sopporto più l'arroganza di chi si ritiene superiore a tutto e a tutti, di chi infrange le regole, di chi insulta gli avversari e crede soltanto in un paese che dica sempre e soltanto sì. Con il rispetto indispensabile per le convinzioni di tutti, ho pensato che sia arrivato il momento di dire basta. Alla politica come cabaret, alle favole al posto dei fatti, alla demagogia come pratica di potere. Mi assumo personalmente la responsabilità di quanto ho scritto, confermando al tempo stesso che questo giornale è e sarà sempre aperto alle voci di tutti. Senza pregiudizi, senza censure.

Enrico Escher
Foto di L_r_

1 commento:

mm ha detto...

un abbraccio