lunedì 30 agosto 2010

Pupi siciliani

Strane coincidenze. Mentre guidavo oggi riflettevo sul fatto che avrei voluto scrivere qualcosa sui pupi. Le avventure cavalleresche dei Paladini di Francia con le figure di Orlando e Rinaldo, Gano di Magonza e Angelica. L'innamorato che perde il senno e finisce sulla luna, ripreso dall’Ariosto. I paladini e la dama, l'onore e la passione.
Così antico e così moderno. Il teatro delle marionette, regolato nel Settecento da un preciso codice, che diventa uno spettacolo popolare radicalmente nuovo: “L’Opera dei Pupi”.

Il Teatro dei Pupi, gestito da “opranti” che si tramandano il mestiere, si sviluppa prevalentemente nella Sicilia dell’Ottocento, segnando il passaggio dalle marionette ai pupi armati, vestiti in modo sfarzoso e mosse da aste metalliche, ma soprattutto con l’esigenza di forme di cultura che fissassero nuovi modelli ideali di comportamento e di valori quali la forza, la destrezza, il coraggio, la lealtà, la fede.

I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio.

E per rimanere nella classica dualità dell’Isola hanno due scuole: la palermitana e la catanese. Ovviamente in quest’ultima c’è una concezione più tragica, sentimentale e realistica.

Non so se riserverei per me il ruolo di Angelica o quello di Orlando.
In fondo in questo mondo, nella società in cui vivo faccio fatica a capire da che parte sto. Maschile e femminile, due mondi paralleli che non s'incontrano, si camminano accanto, si sfiorano, non si ascoltano.
Chi -come me- vive la dualità per Dna, per posizione geografica, forse solo per essenza, si trova sempre ad essere un'anima divisa in due, senza raggiungere mai quella pienezza che il congiungersi delle differenze può dare.
Così sguaino la spada, dichiaro guerra ai Saraceni, mi agito in maniera teatrale, con gli occhi bistrati, la barba finta e l'ardore e l'irruenza del guerriero. Colui che sfida la morte per l'onore, per l'amore, per la fede. Combattere per vedere riflessi i propri problemi reali, ingiustizie, soprusi, pene d’amore, nell’eterna lotta tra il bene e il male
Oppure mi ritrovo Angelica, donzella determinata e apparentemente sperduta, incerta sulle scelte, desiderosa di attenzioni e poi indomita testarda. Piena di contraddizioni, di parole da inseguire e di desideri da abbandonare.

La pupa siciliana, come ha detto oggi mr. C. Una pupa che crede di muovere come un puparo. Il burattinaio magico, l'essenza del demiurgo che e' in lui.

Plasmare la sua mente, guidare le sue azioni, renderla migliore direbbe lui.
Ma lei, o meglio io, sono realmente una pupa?
Anche lui sa bene che non e' così facile orientarmi, che scalcio, recalcitro, che sono pensieri e azioni indipendenti. Che a volte non gli piace quello che faccio, come spesso io detesto alcuni suoi comportamenti. Burbero irascibile, egocentrico narciso, preso solo da se stesso. Crudele, abile a scovare al primo istante il punto debole. Capace di assolute presenze e di assenze assordanti.

Se fossi una pupa siciliana, ogni ciclo, che si svolge nel corso di numerose puntate anche della durata di mesi, sarebbe preannunciato con un “Avviso” che rileverebbe gli aspetti salienti dell’azione, dipinte con pennellate rapide e colori sgargianti ed esposti all’esterno del teatro. Così saprei prima quale storia scriverà per me il puparo.

Invece è vita reale, nessun avviso, solo scontri e attacchi. A volte solo la sensazione di non mostrare una parte di me, di doversi difendere e proteggere.

Tirare la corda, fino a che si spezzerà, difficilmente troverà il suo equilibrio.

In fondo anche questo è il bello del gioco.

Nell’opera dei pupi lo spettacolo però è in genere chiuso dalla farsa.

E qui come sarà il finale?

domenica 22 agosto 2010

Istanti

Il mare è seguire, momento per momento, i cambiamenti dell'onda e del vento. E' l'orizzonte a cui tendere