sabato 17 dicembre 2011

Lettera a Babbo Natale

Credo in poco, tendo ad avere sempre meno certezze, ma non riesco ancora a rinunziare a scrivere la mia tradizionale lettera a Babbo Natale.
Residui dell'Io bambino, del desiderio di magia e del profumo dei sogni

lunedì 21 novembre 2011

Pensare positivo

Spesso mi ripeto che il nostro carattere e' il nostro destino, il modo con cui approcciamo cio' che ci succede e' anche una delle carte vincenti. Sempre meglio sperare e lottare.

domenica 6 novembre 2011

martedì 25 ottobre 2011

sabato 1 ottobre 2011

lunedì 8 agosto 2011

E' proibito

E' proibito piangere senza imparare, svegliarti la mattina senza sapere che fare, avere paura dei tuoi ricordi. E' proibito non sorridere ai problemi, non lottare per quello in cui credi e desistere, per paura. Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta'. E' proibito non dimostrare il tuo amore, fare pagare agli altri i tuoi malumori. E' proibito abbandonare i tuoi amici, non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto e chiamarli solo quando ne hai bisogno. E' proibito non essere te stesso davanti alla gente, fingere davanti alle persone che non ti interessano, essere gentile solo con chi si ricorda di te, dimenticare tutti coloro che ti amano. E' proibito non fare le cose per te stesso, avere paura della vita e dei suoi compromessi, non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.E' proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire, dimenticare i suoi occhi e le sue risate solo perche' le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.Dimenticare il passato e farlo scontare al presente. E' proibito non cercare di comprendere le persone, pensare che le loro vite valgono meno della tua, non credere che ciascuno tiene il proprio cammino nelle proprie mani. E' proibito non creare la tua storia, non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te, non comprendere che cio' che la vita ti dona, allo stesso modo te lo puo' togliere. E' proibito non cercare la tua felicita', non vivere la tua vita pensando positivo, non pensare che possiamo solo migliorare, non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso

Pablo Neruda

Foto di Fotorita

domenica 26 giugno 2011

Il re leone

I guerrieri non hanno aspettative per non creare illusioni, ma sanno credere e vedere il bosco, non si fermano al singolo albero.
Sono fieri, coraggiosi, saggi e inquieti.
Sanno quando e' il momento di riposare e quando quello di attaccare. Come leoni nella foresta.

martedì 31 maggio 2011

Orme cancellate



Un insolito ritmo regolare per il taglio delle verdure. Come l’accordo armonico ripetuto. Lei prepara la cena. Lo sta facendo guardando il prato davanti, le siepi di lavanda, le due alte palme al confine con il cancello di ferro. Oltre quello la riga di sabbia e la riva del mar Mediterraneo.

Il tramonto insanguina l’orizzonte e lei percepisce il senso di nostalgia costante.

Si ricorda l’origine della parola nostalgia, dal greco nostos (ritorno) e àlgos (dolore), inventato nel XVII secolo per indicare la designazione dotta del dolore per la lontananza da casa. Era sul giornale di oggi, un articolo secondo cui per uno studio inglese rimpiangere il passato aiuta gli adulti ad affrontare il presente.

“Le persone nostalgiche sono in realtà le più forti, perché capaci di rimettere insieme i pezzi del passato e fare della vita un percorso compatto”.

Le era rimasta impressa quella frase.

Lui affiora dal profilo annerito della giornata che si chiude. Con la t-shirt da jogging inzuppata e madido di sudore.

Respira forte, ingoia l’aria della sera e il tempo delle promesse realizzate.

Il cane sbuffa affannosamente al suo fianco, continuando a corrergli intorno.

Lui si ferma per un istante. Il profumo di lei è arrivato fino alla spiaggia, essenza di tuberose. E’ l’odore di un ricordo che ha attraversato le stagioni senza essere scalfito, le tempeste senza annegare, ha vinto la resistenza del futuro dandogli qui e ora la sensazione che tutto sia stato possibile e quello che non è stato non valesse la pena.

Lei interrompe i suoi gesti laboriosi, si pulisce le mani ed esce dalla cucina, verso la spiaggia a cercare nella luce magica del crepuscolo il suo sorriso bambino. Lo trova in cima ad un pensiero sorpreso, sulla sommità delle opportunità concesse a entrambi.

E’ lì ad aspettarla, ha raccolto per lei tutta la tenerezza che esprime il mondo in quell’attimo, capace di trasformare le cicatrici in trofei, di superare le aspettative di slancio, come se niente altro fosse dato. Non più. Non qui ed ora.

Si abbracciano. Si girano intrecciati verso l’acqua. Lui dice: “Marguerite Yourcenar non avrebbe più dovuto scrivere nulla dopo “Memorie di Adriano”. Lei risponde “Muhammad Ali non avrebbe dovuto più tirare un colpo di boxe dopo il pugno fantasma a Sonny Liston”.

I loro piedi nudi lasciano impronte sulla riva. Lui dice: “ Non avremo mai più di così”. Lei non risponde perché il rumore della risacca le toglie il respiro. Entrambi provano un minuscolo dolore nel vedere le loro orme cancellate dall'onda. Il cane si accuccia sulla riva.

Il Piccolo Principe fini sulla terra, nel bel mezzo del deserto.

"Dove sono gli uomini?" disse il Piccolo Principe "si é un pò soli nel deserto"

"Si è soli anche con gli uomini" rispose il serpente

Antoine de Saint-Exupéry

martedì 10 maggio 2011

Seduta ad aspettare

Ogni tanto bisogna apprezzare il valore dell'attesa, serve a pensare, a riascoltare i nostri veri desideri.

Foto di Eleonora Costa

venerdì 8 aprile 2011

Ho imparato

Ho imparato molte cose in questi ultimi anni.

Ho imparato da ogni singolo giorno, ogni minuto e ora.

Ho imparato che mi piace la mia vita imperfetta, confusa, disordinata e organizzata insieme, solitaria e piena di voci.

Ho imparato che anch’io stessa posso essere un progetto in cui credere.

Ho imparato che non sono banale e che se alcuni uomini speciali sono legati a me, non e’ perche’ sono comoda e non chiedo, ma solo perche’ c’e’ un legame.

Ho imparato che non tutti i legami hanno nomi e caselle in cui schedarli, che quello che credevo giusto, forse non e’ sempre giusto per me.

Ho imparato che la bellezza puo’ abbagliare ma saranno sempre cuore, cervello e verita’ a vincere.

Ho imparato a non mollare, a trovare in me le risposte, le domande e i dubbi.

Ho imparato che ho affetti piu’ solidi di quanto avrei mai pensato e ho scoperto che certe cose e’ meglio tenerle per me.

Ho imparato che a volte parlare da soli e’ terapeutico, il suono della propria voce, dei silenzi, dei percorsi e dei labirinti personali e’ l’unico modo per non perdersi piu’.

Ho imparato a reinventare i sogni, a capire che alcuni desideri mutano e che la pace posso solo sentirla grazie ad una serenita’ e consapevolezza che ho conquistato con fatica, sudore e mille e mille lacrime.

Ho imparato a sorridere solo quando ne ho voglia, a piangere e scegliere di rifugiarmi nella mia casa, tra i miei libri, nei posti che amo in ogni momento, sia in quelli brutti che in quelli belli.

Ho imparato che non mi fa piu’ paura l’abbandono e la solitudine.

Ho imparato ad apprezzare oggi.

Ho imparato a convivere con la malinconia e la nostalgia e a farle diventare uno stimolo. Ho imparato a desiderare ancora e a credere.

Ho imparato che un ricordo e’ sempre qualcosa che hai, non che hai perduto.

Ho imparato a trovare risposte diverse e ad inventarmi domande nuove e bizzarre.

Ho imparato che quando credo in me, quando non vacillo sulle mie insicurezze tutto trova una nuova luce e anche le soluzioni diventano piu’ facili.

Ho imparato ad aspettare, a non aspettarsi e a non giudicare.

Ho imparato a combattere le mie battaglie e a non ostinarsi, solo a prendere il meglio.

Ho imparato che anche le cartoline e le relazioni a cui non riesco dare un nome possono essere appaganti, gratificanti e farmi sentire amata.

Ho imparato che l’amore che ho inseguito per tutta la vita, ha infinite forme, che ho trascorso meta’ della mia vita in ideali romantici irraggiungibili per arrivare oggi a distanze che riescono magicamente ad annullarsi in un solo istante. Basta solo che quell’istante ci trovi insieme.

Ho imparato che coincidenze, casualita’ e incontri sono occasioni se solo sai ascoltarle e se tutto segue la logica dell’etica, mai dello scontato e troppo usato opportunismo.

Ho imparato che un grande dolore puo’ essere la migliore opportunita’ di scoprire la propria consapevolezza.

Ho imparato a capire chi sono, cosa voglio, l’effetto che faccio agli altri, quello che riesco a dare, a trasmettere, ad essere , senza finzione, solo come sono.

Ho imparato che non posso piacere a tutti e che non mi piacciono tutti.

Ho imparato a convivere con le mie maree, devastanti e -a loro modo- utili.

Ho imparato a difendermi dall’invidia e dalla competitivita’, anche se faccio fatica a comprenderle.

Ho imparato a distinguere, a scandagliare, analizzare ma poi a seguire il mio istinto.

Ho imparato che nulla e’ sbagliato se pensiamo sia quello che sia giusto fare.

Ho imparato che non voglio avere rimpianti, che non voglio pentirmi di non aver fatto o detto.

Ho imparato che non si vive per ieri, ne’ per domani, si vive oggi. Solo oggi.

Ho imparato a non dare mai tutto per scontato, i cambiamenti sono pane quotidiano, possono essere travolgenti, repentini e immediati, possono sembrarmi tragici e poi scoprire che in qualche modo si puo’ affrontare tutto.

Ho imparato a bastare a me stessa.

Ho imparato a imparare e dimenticare, a trovare sempre nuovi insegnamenti .

Ho imparato a provare solo ad essere me stessa.

giovedì 17 marzo 2011

Dieci motivi per cui vale la pena vivere

Ispirandomi a Saviano

L'amore per la scrittura
Leggere
L'odore del mare
Il vento tra i capelli e il sale sulla pelle
Gli spaghetti con i ricci
Cantare
Emozionarsi ancora e sempre
Non smettere mai di sognare
Viaggiare con il corpo e la mente
Le relazioni e le affinita' elettive

martedì 1 febbraio 2011

Carne e sogni

Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.... ma allora, sarà quell'essenza di carne a fare danni oppure siamo fatti di carne ed e’ l’essenza di sogni che ci corrompe fino all’osso…Anatomia incomparabile


lunedì 17 gennaio 2011

Intuizioni e comprensioni


"Avevo compreso che la scrittura rappresentava la mia sola e unica possibilità di creare qualcosa, di risalire dal pozzo delle tenebre, realizzare il sogno, e riposare al sole.
Io mi rialzo ad ogni sconfitta schiacciante nella misura in cui il corpo accetta di obbedire alla mia volontà".
Edward Bunker "Educazione di una canaglia"


Foto: Ho perso le parole di Kikka Superstar

lunedì 3 gennaio 2011

Molti intorno ma nessuno troppo vicino

Chi siamo e chi ci definisce?
Il nostro ruolo in società? Il successo? Un amore? La nostra consapevolezza?
Inizio anno, nuovi propositi e le solite inevitabile domande.
Le care vecchie regole, forse è ora di mandarle in pensione, ma a volte ci sono riti ai quali sono abituata, come un comodo maglione sformato che ha preso la forma del mio corpo e con cui mi sento sempre bene.
Così ho deciso che non occorre cambiare tutto, si può anche mantenere e trasformare.
Qualcuno recentemente mi ha scritto: “Fare i conti con se stessi è l'attività più complessa e, spesso, dolorosa che conosca. E tu non te la risparmi. Mai.”
Vedersi con gli occhi degli altri è raro e può essere una piacevole scoperta.

In questi giorni ho avuto un motto: “Molti intorno ma nessuno troppo vicino”.

Seduta sulla riva, immobile, senza volere agire, scoprendo in se una pazienza che pensavo sconosciuta e invece trovarne riserve quasi inesauribili e capire che tutto si trasforma e anche noi dobbiamo imparare, fare i conti con il carattere e con gli eventi.

In queste sere silenziose e solitarie tanti visi mi sono passati davanti, immaginari dialoghi, ricordi della memoria e pezzi di testi mai scritti che avrei voluto recitare.Dizioni imperfette e interpretazioni magistrali, le cose perdute e le cose che restano. Al di là di me: io resto.

Immobile e sperduta alcuni giorni, fiera e coraggiosa altri. Incerta, piena di cose che vorrei e di dubbi. Incapace di muovermi sul delicato terreno delle relazioni.

Sono irrequieta. Lo sono sempre stata. Accettarlo e non combattere sempre è già un passo. E l'irrequietezza non è gestibile, va da sola come se lo decidesse lei, come se non mi appartenesse, come se non fosse la mia.E' autonoma. Si autogestisce. Come un collettivo anni Settanta. Così quando mi accorgo di non perdere la capacità d'ironia, vuol dire che posso ancora salvarmi da me stessa, perché prendersi in giro è l'unico modo per rendere la vita meno dolorosa. Tanto ci pensa lei a rimetterti in riga ogni tanto. E poi un titolo di un libro di Bruce Chatwin è proprio Anatomia dell’irrequietezza. Sulla quarta di copertina c’è scritto: “L’irrequieto che amava pensare camminando”.

Quando metto un passo dopo l’altro i pensieri prendono forma e le passeggiate solitarie e non sono piccoli momenti di trascurabile felicità.