martedì 30 settembre 2008

La vita segreta delle matite


Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera. A un certo
punto, chiese: “Stai scrivendo una storia su di noi? E’ per caso una
storia su di me?”
La nonna smise di scrivere, sorrise, e disse al nipote: “In effetti, sto
scrivendo di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che
sto usando. Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai
grande.”
Il bimbo osservò la matita, incuriosito, e non vide niente di speciale.
“Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!”
“Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono cinque
qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno di te un
uomo in pace con il mondo.
Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare
che esiste una Mano che guida i tuoi passi. Questa mano noi la
chiamiamo Dio, e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la sua
Volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che
sto scrivendo, e usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra
un poco, ma alla fine esse sarà più affilata. Pertanto, sappi
sopportare un pò di dolore, perché ciò ti renderà una persona
migliore.
Terza qualità: la matita ci permette sempre di usare una gomma per
cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che abbiamo
fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale
per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita, non è il
legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all'interno. Dunque,
fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno.
Ugualmente, sappi che tutto ciò che fari nella vita lascerà tracce, e
cerca di essere conscio di ogni singola azione.”

Paolo Coelho
da “Sono come il fiume che scorre”
Foto Colour pencils di AlpeMi

martedì 23 settembre 2008

Le frecce della vita

Camminavo per strada, ho passeggiato ascoltando il rumore dei miei tacchi, con gli occhi aperti a rubare la bellezza del paesaggio e le orecchie attente a registrare eventi e suoni.
Per terra ho trovato un cartello “ Non contate sul nostro silenzio ma solo sulla nostra rabbia”.
Interessante spunto di riflessione.
Si cambia latitudine, ci si allontana per respirare aria nuova, per assorbire cultura e arte, per tuffarsi nell’affetto e nei ricordi buoni.
Come il titolo di un quadro di Balla, si seguono “le frecce della vita”.
Dove portino ancora me lo sto chiedendo…
E’ poi così importante saperlo?
Intorno i suoni, gli umori, le insofferenze sono uguali.
Sembra che città, sesso e territorio non importino, le ricerche e le domande sono identiche. Allora viene da chiedersi: dove abbiamo sbagliato? Cosa stiamo cercando?
Personalmente ho imparato l’allegria di arrendersi per ricominciare.
Perché alla fine arriva il momento in cui bisogna arrendersi e non è nemmeno detto che sia un brutto momento. Al principio sì , lo è, moltissimo.
Brutto, da dire che non si può sopportare. Ma poi invece: quante volte la fine è stata un inizio? Come se la resa fosse un sollievo e dopo va meglio. Può essere perfino una sorpresa, dopo, il principio di una nuova allegria.
Come prendersi cura di sé, affrontare le proprie paure e accorgersi che non sono così spaventose, che si possono vincere. Che basta camminare sui sanpietrini di Roma per ricordarsi che da qui si è cominciato il cammino.
La memoria è la materia di cui siamo fatti. Anche quando vorremmo non ci fosse, quando pezzi di quel puzzle chiamato vita, ti tornano in mente. Basta lasciarli scorrere e ringraziare per averli vissuti.
Rimettersi addosso la rabbia, quella positiva di ogni giorno, aggiustare il proprio sorriso, e non dimenticare mai, nel mio caso, che sono figlia della lava.

mercoledì 17 settembre 2008

Ali di farfalle

“Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai
solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.”

Oggi vorrei essere una farfalla per volare leggera.
Perché mi sento in cima alla montagna, libera di lasciarmi andare. E anche se ho le vertigini, in fondo – come canta Jovanotti – non è paura di cadere.
Volo leggera e mi sono ripresa la mia vita.

foto Butterfly di sam_samantha

lunedì 8 settembre 2008

Parole

Parole, ritmo, suono, vertigine,
sensazione e caduta;
ponte per abbracciare infinite distanze
o chiusura per bloccarne l'accesso;
incollate nel petto per far soffrire
o dar coraggio ad affrontar la vita.
Mille significati che infiammano,
feriscono, carezzano, torturano.
Consolazione che ti culla nei sogni
o perfidia che tormenta negli incubi.
Decifrarla resta sempre un enigma
perchè resta limite estremo
tra verità e menzogna

Poesia di Elisabetta Paternò