mercoledì 2 aprile 2008

Comunicazione impazzita







A volte lavoro, isolata dal mondo, ma questo lancia sassolini alla mia finestra.
Mi manda spunti per queste pagine.
Dove stanno andando i rapporti tra uomini e donne?
Chi tiene le fila delle relazioni? Cosa si vuole da questa? Quando inizia e come?
Sembrerebbe una domanda banale, ma oggi non lo è.
Una volta due persone s’incontravano, avevano brevi o lunghi corteggiamenti e poi tutto era definito. Durante l’adolescenza si diceva: Mettersi insieme.
Oggi l’incontro è uguale, i corteggiamenti scarseggiano, la concorrenza è spietata, di donne sole e disponibili ne trovi a bizzeffe. Di uomini per una notte quanti ne vuoi, di conversazioni e intelligenza meno.
Però magari potrebbero starci anche quelle.
Il concetto è differente. Non funziona più come una volta.
Forse il perché è semplice, abbiamo vissuto di più, siamo più spaventati e feriti, non siamo più pagine bianche da scrivere. I segni sono rimasti, qualcuno a calcato forte sulla carta.
Negli anni 2000 tutto è labile. Per cui la paura e l’indefinito regna.
Le donne che danno per scontato cose che non esistono, gli uomini che fuggono.
In altri casi sono le donne a fuggire e gli uomini a pressare.
Muri altissimi costruiti per difendersi, da tutto o da nulla.
Le parole non vengono usate. Oppure interpretate male.
Sembra che abbiamo perso la direzione.
Cautela e distacco sembrano l’unica via.
Sono quasi sempre d’accordo su questa via, anche se gli uomini la girano troppo a loro comodo.
Però oggi il sassolino mi ricorda anche che le donne possono essere folli. Partono in quarta, danno tutto per scontato e non riflettono.
Errore gravissimo, agli uomini non resta che scappare e correre veloci come gazzelle.
E se provassimo a scoprirci di più? A essere sinceri, a dire semplicemente la verità.
Abbiamo a disposizione una vasta scelta di mezzi tecnologici, cellulari, mail, Skype, Messenger, ma non riusciamo più a comunicare.
Anche le cose più banali, come una sana incertezza, un labile filo che rende tutto indefinito. Magari ci si può leggere dentro della poesia, come la nebbia nella brughiera.

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