mercoledì 18 giugno 2008

L'incastro perfetto


L’intensità è radicata nella natura dell’essere umano.
Non capita mai di incontrare qualcuno da amare senza danno.
Amare qualcuno non significa necessariamente vederlo o toccarlo, significa cambiare qualcosa dentro di sé, non attraverso l’abbandono, ma perché si è stati segnati, perché si è ricevuta “un’impronta”.
Vuol dire cambiare qualcosa dentro di sé e riflettere sul fatto che questo ti ha reso per sempre un’altra persona.
La vera impronta è quella che ti fa diventare un dipinto: il colore non si altera mai.

L’intensità sta nelle imperfezioni, in quel quid di unico e speciale che ti lega, ti rapisce, ti intontisce. E’ un profumo, un vezzo, quella linea delle labbra, gesti che per altri sembrano assolutamente amorfi e per te diventano l’eccezione. Come se tutto girasse intorno a questo. Chiudi gli occhi e pensi a tutto ciò che l’oggetto del tuo desiderio fa, dice, tocca, guarda. Vorresti essere il bicchiere in cui beve, il maglione che indossa, la tastiera su cui scrive. Vorresti annusare il suo odore, imbottigliarlo e inalarlo quando non è con te.

L’intensità sta nell’incrocio perfetto, quello che riconosci, che provi a negare, perché la paura è più forte di tutto. Sta nelle strade che hai percorso con lui, nei sorrisi che hai regalato, nelle parole, nelle storie narrate, nei sussurri e nei silenzi. In stanze bianche e finestre con vista. Nella verità non detta, nei bizzarri casi del destino a cui non vuoi credere. Nell’imparare a capire, a negare, ad accettare. Nell’essere presente e sfuggente, nel modulare le tue emozioni, nel correre incontro a tutto quello che ti terrorizza e smettere di pensare.
Nella speranza che può ucciderti o renderti raggiante.
Nell’irrazionale che conduce questo mondo e nella lucidità dell’accettazione del vivere.

E’ per l’incrocio perfetto che mi addormento ogni notte e mi risveglio ogni mattina sussurrandomi come una litania: “Andrà tutto bene”.
Infondendomi speranza quando non la trovo.
E’ per l’incrocio perfetto che continuo a commuovermi ascoltando le parole di una canzone, disarmante dichiarazione d’amore: “ A te che sei , essenzialmente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei.”

Forse ho incontrato il mio incastro perfetto, forse non accadrà mai.
L’unica certezza è che quando penserò che qualcuno possa capirmi, leggermi, comprendermi, possa chiamarmi sostanza dei suoi giorni, allora saprò di esser finalmente arrivata a casa.
Foto di Fotorita


2 commenti:

Goldmund ha detto...

Un incastro non è mai perfetto, purtroppo la vita insegna che perfino le molecole sono instabili. La stabilità è una pura illusione... dobbiamo continuamente adattarci al modificarsi delle situazioni.

Carrie B ha detto...

@goldmund
L'incastro perfetto o imperfetto non ha nulla a che vedere con la stabilità.
L'unico desiderio è di tendere ad una stabilità personale che permetta di affrontare i continui cambiamenti. Come dire si può solo provare ad oscillare, essere giunchi che si piegano al passaggio della piena. Flessibili e pronti a rialzarsi. Personalmente sempre con il sorriso.