giovedì 15 aprile 2010

Jet lag

Per continuare a rivendicare il diritto di poter essere diversi, pecore nere confuse e pure felici alcune volte.
Rubo da Navi in bottiglia.

E di nuovo voli a New York. Atterri, ti sistemi e senti la vocina che ti dice: non ti addormentare, non darla vinta al jet lag, resisti. Poi ti chiedi: e perché? Perché non dormire dalle 17 alle 2 poi si vedrà. Che c'è di male nel jet lag?

Jet lag significa stare a occhi aperti mentre gli altri dormono. Continuare a credere in certe idee senza più credere negli uomini che le incarnano (ma mica perdi la fede in dio per colpa dei preti pedofili). Significa scrivere e non leggere quasi più (perché molti giornali non li capisci e molti altri li capisci fin troppo, molti libri sono stupidi e molti troppo furbi, e tutto è troppo).

Jet lag significa bestemmiare in qualunque chiesa e pensare che oddio un governo Di Pietro no, le trasmissioni di Santoro lui le deve poter fare e tu poter non guardare, che Luttazzi ha la sindrome di Tourette e non bisognerebbe riderne, che troppi appelli, troppe denunce, troppi allarmi spengono tutto. E al momento giusto mancherà l'energia.

Jet lag è continuare a chiamarsi fuori quando ti dicono che è vietato, perché chi mette divieti è comunque potere, è essere spietati nelle analisi e indulgenti nelle conclusioni, giudicare ma fino a prova contraria e appello, continuare a studiare quando tutti hanno chiuso i libri. E' essere se stessi in un modo diverso, che si è imparato, perché solo gli imbecilli nascono geni.

Gabriele Romagnoli

Foto di Babstips

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