C’è una frase che ripeto spesso a me stessa e a chi mi sta intorno: “Il gioco è cambiato. Le regole sono cambiate: ce ne sono infinitamente di più, e infinitamente meno definite” Ciò che lo rende difficile, il gioco, è che apparentemente non ha più regole.
Tutto è consentito, tutto è possibile.
Siamo nel regno dell’illimitatamente probabile, dell’illimitatamente possibile. E’ come dire: voglio giocare a Risiko usando i tarocchi invece dei dadi, e arrivare con le truppe armate al Parco della Vittoria (e magari senza passare dal Via!).
Certo il Monopoli ora ha le carte di credito e il posse, rispetto ai miei tempi…
Ma vale per tutto. Il dramma è che si va verso la sconfitta rovinosa, senza che si sia nemmeno capito che diavolo è successo nel frattempo.
Il fine ultimo di questo nuovo gioco non dovrebbe essere quello di portarsi a letto qualcuno, ma quello di rendere indimenticabile un momento – anche se è destinato a restare solo un momento. Il fine ultimo di questo nuovo gioco dovrebbe essere quello di capire che l’obiettivo finale è mobile, sfuggente, misterioso, e che proprio nella scoperta di questo mistero c’è la bellezza del gioco stesso.
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